Chi segue
progressivamente da qualche anno sa che la varietà è una delle prerogative del
sito. Non solo prog quindi ma anche tutto ciò che ci gira intorno o lo lambisce
appena un po’. E a volte neanche quello, guidati come siamo dalla semplice e
ancora pura curiosità di raccontare. Nel caso dei Le Folli Arie ci troviamo
dinnanzi ad una band molto cantautorale (Simone Corazzari è quasi unico autore
di musica e testi), con qualche struttura che rimanda all’indie italiano e una
cura per gli arrangiamenti avvertibile per tutto l’album. Di progressive poco,
qualche accenno qua e là (On da bridge con
il solo alla chitarra di Luca Pasqua che si interseca con le percussioni di
Edwin Della Torre e Alien’s trip dove
c’è invece il sax di Maurizio Signorino, la batteria di Silvio Centamore e il
didgeridoo di Lorenzo Pierobon) ma la cosa più rilevante di questo progetto
(oltre a Corazzari alla voce e alla chitarra troviamo Massimiliano Masciari al
basso, Marco Antonio Cerioli alle tastiere e Francesco Meles alla batteria) è
la forza della scrittura, con brani che si muovono dentro la forma canzone
battistiana e risultano sempre appetibili ed estremamente gradevoli. Esempio ne
sono brani come Il giardino della mia
follia o Quello che ho, episodi
di rock cantautorale dove il prog della Premiata Forneria Marconi è solo una
delle tante fonti d’ispirazione. Una band che fa dell’easy listening un vanto,
senza cadere nel banale di certe situazioni pop, quanto più cercando di
amalgamare le svariate influenze all’interno di un crossover elegante e
soprattutto intelligente. (Luigi Cattaneo)
Il giardino della mia follia (Video)
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