Secondo lavoro per i
Macroscream (Tonino Politano alla chitarra, Giampaolo Saracino al violino,
Davide Cirone alle tastiere, Alessandro Patierno al basso, alla chitarra, al
piano e al mandolino, Marco Pallotti alla batteria e Luca Marconi alla voce) e
primo sotto l’egida dell’AltrOck, per un disco omonimo molto interessante,
curato nei piccoli dettagli e impreziosito da alcuni guest come Pierluigi
Pensabene ed Edoardo Capparucci ai sax, Fabio Angelo Colajanni al flauto e
Francesco Marsigliese alla tromba. I Macroscream sono un gruppo curioso e
trasversale, che non ha paura di sporcare le lunghe composizioni di questo come
back con elementi che non sono abituali nel rock progressivo ma che esaltano le
radici di questa musica crossover per eccellenza. In quest’ottica va letta
l’inclusione di strumenti atipici per l’occidente come la tabla, suonata da
Sanjay Kansa Banik e le atmosfere che ricordano il groove settantiano di Sly
and the Family Stone e quello più contemporaneo di Ben Harper con i suoi
Innocent Criminals. Ovviamente non mancano riferimenti ai nomi tutelari del
progressive rock, dal Banco del Mutuo Soccorso alla Premiata Forneria Marconi,
passando per Caravan e Hatfield and the North, il tutto imbevuto di illuminanti
passaggi in odore di jazz rock. Dal primo Sisyphus
il balzo in avanti è avvertibile in maniera significativa, segno che il
gruppo ha lavorato bene e ha eliminato alcuni difetti come l’assenza di un
cantante di ruolo, che qui invece dona maggiore sostanza a brani molto validi.
E visti i risultati direi che la strada è quella giusta, perché i romani
riescono a costruire episodi strutturati senza diventare eccessivamente
prolissi e riuscendo soprattutto a mantenere una certa fluidità di fondo. Le capacità
tecniche del sestetto si esaltano perché si sono affinate anche le doti di
scrittura, ben espresse in tracce che balzano con enfasi tra incursioni nel
prog inglese, space psichedelico, jazz rock e attitudine funky, elemento questo
che aumenta il senso di comunicatività e pathos. Macroscream è una piccola sorpresa nell’affollato panorama
italiano, un album che può divenire un nuovo punto di partenza per gli ottimi
capitolini. (Luigi Cattaneo)
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