venerdì 16 settembre 2016

ALCHEMY, Never too late (2016)


Dopo l’ep Rise again del 2013 gli Alchemy non si sono fermati un attimo, riuscendo tra i tanti live svolti ad aprire anche per il mitico tastierista Don Airey e per gli Headless di Goran Edman (vocalist che ha lavorato anche con Yngwie Malmsteen). Dared, secondo ep prodotto, mostrava tra le altre cose proprio la carica dal vivo della band, un hard rock classico diretto e immediato. La meritata firma con Street Symphonies Records ha permesso loro di dare alla luce Never too late, un disco dove lo spirito hard si mescola con l’AOR e con piccole influenze prog, riscontrabili nella sontuosa title track e in alcuni passaggi tastieristici (del bravo Andrea Trabelsi). La spinta heavy è data dalla solida sezione ritmica (Matteo Castelli al basso e Luca Cortesi alla batteria), in bella contrapposizione con riff e soli chitarristici di presa (ad opera di Cristiano Stefana) e una voce (quella di Marcello Spera) calda e sicura. I 9 pezzi (più una piacevole ballata come ghost track) scivolano via alla grande e lasciano la sensazione positiva di voler riascoltare il disco, forte di un pathos comunicativo che si sviluppa soprattutto quando il quintetto si avvicina alla classicità dell’Aor. Caratteristiche che si sposano alla perfezione con l’etichetta che promuove il lavoro e con quanti ancora rimpiangono il sound ottantiano, che qui incontriamo depurato da alcuni clichè e in qualche modo arricchito da arrangiamenti più moderni o perlomeno attuali. Gli Alchemy hanno prodotto un buon disco ma sono sicuro che la loro forza è soprattutto il palco, motivo in più per monitorare la loro pagina facebook e seguirli nelle loro scorribande live (Luigi Cattaneo).

Blessed path (Video)

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