Dopo l’ep Rise again del 2013 gli Alchemy non si
sono fermati un attimo, riuscendo tra i tanti live svolti ad aprire anche per
il mitico tastierista Don Airey e per gli Headless di Goran Edman (vocalist che
ha lavorato anche con Yngwie Malmsteen). Dared,
secondo ep prodotto, mostrava tra le altre cose proprio la carica dal vivo
della band, un hard rock classico diretto e immediato. La meritata firma con
Street Symphonies Records ha permesso loro di dare alla luce Never too late, un disco dove lo spirito
hard si mescola con l’AOR e con piccole influenze prog, riscontrabili nella
sontuosa title track e in alcuni passaggi tastieristici (del bravo Andrea
Trabelsi). La spinta heavy è data dalla solida sezione ritmica (Matteo Castelli
al basso e Luca Cortesi alla batteria), in bella contrapposizione con riff e
soli chitarristici di presa (ad opera di Cristiano Stefana) e una voce (quella
di Marcello Spera) calda e sicura. I 9 pezzi (più una piacevole ballata come
ghost track) scivolano via alla grande e lasciano la sensazione positiva di
voler riascoltare il disco, forte di un pathos comunicativo che si sviluppa
soprattutto quando il quintetto si avvicina alla classicità dell’Aor.
Caratteristiche che si sposano alla perfezione con l’etichetta che promuove il
lavoro e con quanti ancora rimpiangono il sound ottantiano, che qui incontriamo
depurato da alcuni clichè e in qualche modo arricchito da arrangiamenti più
moderni o perlomeno attuali. Gli Alchemy hanno prodotto un buon disco ma sono
sicuro che la loro forza è soprattutto il palco, motivo in più per monitorare
la loro pagina facebook e seguirli nelle loro scorribande live (Luigi
Cattaneo).
Blessed path (Video)
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