Ritornano i Cincinnato,
uno dei tanti nomi che animava la scena italiana dei ’70 e che dopo il valido
disco d’esordio sparì come buona parte di quei gruppi giovani e curiosi. I
fondatori Giacomo Urbanelli (voce, piano e tastiere) e Gianni Fantuzzi
(chitarra) sono della partita, accompagnati da Franco Erenti (tastiere) e Paolo
Burattini (basso e chitarra acustica), oltre che da Graziano Rampazzo che si
occupa delle parti di batteria e Ilaria Guerra impegnata al canto. Il termine
Thauma fa intendere che i Cincinnato non sono più esattamente quelli di 40 anni
fa e se è vero che lo stile è rimasto ancorato al jazz, è pur vero che si è
arricchito di umori pop che non sempre convincono lungo la durata del platter.
I Thauma Cincinnato prediligono un lavoro d’equipe, con pezzi strutturati come
nella migliore tradizione progressiva ma più fruibili rispetto al passato, con
la matrice “colta” che incontra quella popolare e lascia intendere come il
gruppo voglia essere maggiormente comunicativo se paragonato ai suoi esordi. Un
impeto ravvisabile in questo come back fortemente voluto e su cui i quattro
hanno lavorato negli ultimi anni, una continuità più di intenti che di genere
visto il modus operandi legato alla forma canzone, seppur sui generis. L’essere e l’auriga è quindi un disco
molto diverso rispetto al primo, una scelta che ha portato i lombardi a
sviluppare partiture che uniscono jazz, classica e soul, condite di testi che
rappresentano un’altra piccola novità (in Cincinnato
solo L’ebete aveva una parte
cantata). Proprio questo aspetto fa capire come i nuovi Cincinnato non vogliano
relegarsi in un imbuto progressivo autolesionistico ma abbiano preferito
proporre quello che sono diventati, con buona pace di chi bramava un capitolo
secondo simile al precedente (e io, lo ammetto, ero tra questi). Inutile quindi
fare paragoni tra un album che rappresentava appieno un Italia che non c’è più
e questo L’essere e l’auriga, legato
all’oggi e dove i musicisti, senza farsi condizionare dalle attese del pubblico,
hanno deciso di raccontare la loro visione del presente, che non può essere
quella di chi nel 1974 ragionava per istinto e passione. Il platter scorre via
piacevole, è suonato indubbiamente bene, con qualche momento sopra gli altri
come Colori di noi (che vede la
partecipazione di Luciano Cirino al piano), La
peste (bello il lavoro del trombettista Maurizio Vaccaluzzo) e la lunga Città oceano ma forse manca il guizzo
strabiliante, quello che ti fa innamorare di un pezzo o di un disco intero.
L’album è acquistabile privatamente e si può richiedere tramite la loro pagina
facebook o al seguente link https://soundcloud.com/thauma-cincinnato
che permette anche l’ascolto dell’intero lavoro. (Luigi Cattaneo)
Nessun commento:
Posta un commento