Ottimo ritorno per il
talentuoso Nicolas Meier dopo Chasing
tales del 2015 in coppia con Pete Oxley e conferma del valore assoluto di
questo chitarrista. D’altronde suonare con Jeff Beck è indubbiamente un bel
banco di prova e il buon Nicolas è ormai un musicista esperto e navigato,
capace di muoversi in contesti molto diversi tra loro (vedi la metal band
Seven7). Nel caso di Infinity, Meier
sceglie la via del trio (con due fenomeni come Vinnie Colaiuta alla batteria e
Jimmy Haslip al basso), sviluppando più che in altre circostanze un sound
vicino alla fusion ma che non disdegna affatto incursioni prepotenti nel rock,
anche attraverso una strumentazione personale e variegata (tra cui anche il
glissentar, la synth guitar e il baglana). Si evince una certa volontà nel non
fermarsi all’interno di un genere solo (cosa che per altro Meier non ha mai
fatto) e gli spunti jazz e prog si devono leggere proprio in quest’ottica. Ne è
esempio lampante l’iniziale The eye of
Horus (con Richard Jones al violino), tra influenze mediorientali, rock e
fusion, mentre la seguente e splendida Still
beautiful (ancora con Jones) ci riporta alle melodie eteree di Chasing tales. Meier d’altronde continua
il suo percorso in cui non ci si sofferma solo sulle spiccate capacità
individuali ma si cerca di curare anche l’aspetto emotivo della composizione,
con una certa attenzione per scrittura e arrangiamento elegante. La fusion è
difatti solo la base di partenza ma non costringe il trio ad inerpicarsi lungo
sentieri obbligatoriamente tortuosi e magari interessanti solo per chi è
avvezzo a certi virtuosismi e nell’ottica di Meier è il collante per sviluppare
soluzioni adatte a più palati (le belle Rose
on water con il fine lavoro di Lizzie Ball al violino e Serene). Il tocco di Meier si fa
impetuoso in Legend (dedicata proprio
a Jeff Beck), così come il trio mostra irruenza anche in Flying spirits (ancora con un ispirato Richard Jones), due brani
che sono esplicativi per comprendere quanto possa essere variegata la musica
del chitarrista. Il terzo dei violini presenti è quello di Sally Jo, che
incontriamo in Riversides e nella
particolare Yemin. Di alto livello la
chiusura di JB Top, un omaggio a
Billy Gibbons e agli ZZ Top (da segnalare anche la partecipazione di Gregor
Carle alla chitarra), degno finale di un album poliedrico che può catturare la
curiosità tanto dei jazzisti che dei fan del progressive. (Luigi Cattaneo)
Riversides (Official Video)
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