sabato 19 agosto 2017

SAILING TO NOWHERE, Lost in time (2017)


Tornano a distanza di tre anni i romani Sailing to Nowhere, di cui avevamo già parlato per l’esordio To the unknown e che qui si presentano con una formazione parzialmente rinnovata (il tris di voci è affidato a Marco Palazzi, Helena Pieraccini e Clara Trucchi, le due chitarre ad Andrea Lanzillo ed Emiliano Tessitore, al basso troviamo Carlo Cruciani e alla batteria Giovanni Noè). Il power prog dei capitolini fa riferimento a realtà come Vision Divine, Eldritch e Sonata Arctica, con fraseggi melodici sempre presenti e una serie di importanti ospiti che innalzano il livello generale del lavoro. Forse non c’è stato il salto di qualità definitivo, anche perché il precedente disco si muoveva su livelli già discreti ma pezzi come Apocalypse, con Fabio Lione alla voce (Rhapsody, Angra, Vision Divine, Eternal Idol), che mi ha ricordato gli Athena del sottovalutato A new religion? o Start again, con il grandissimo Roberto Tiranti (cantante già di New Trolls e Labyrinth) e David Folchitto (Stormlord) alla batteria, valgono da sole il prezzo del biglietto, perché mostrano una band dalle ottime prospettive e con rodate capacità di songwriting. Trascinante, seppur più power, Suffering in silence, con le tastiere di Maestro Mistheria del Vivaldi Metal Project e il nuovo coinvolgimento del martellante Folchitto. Non sono da meno le contorsioni ritmiche di New life, in cui al basso vi è Dino Fiorenza, già ammirato all’opera con Steve Vai, Paul Gilbert e nel trio di Antonello Giliberto. Lost in time mostra i classici pro e contro del genere ma è indubbiamente un album vivace e spigliato, che sicuramente troverà il giusto riscontro tra gli amanti di certe sonorità epicheggianti. (Luigi Cattaneo)
 
Start again (Video)
 

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