Tornano a distanza di
tre anni i romani Sailing to Nowhere, di cui avevamo già parlato per l’esordio To the unknown e che qui si presentano
con una formazione parzialmente rinnovata (il tris di voci è affidato a Marco
Palazzi, Helena Pieraccini e Clara Trucchi, le due chitarre ad Andrea Lanzillo
ed Emiliano Tessitore, al basso troviamo Carlo Cruciani e alla batteria
Giovanni Noè). Il power prog dei capitolini fa riferimento a realtà come Vision
Divine, Eldritch e Sonata Arctica, con fraseggi melodici sempre presenti e una
serie di importanti ospiti che innalzano il livello generale del lavoro. Forse
non c’è stato il salto di qualità definitivo, anche perché il precedente disco
si muoveva su livelli già discreti ma pezzi come Apocalypse, con Fabio Lione alla voce (Rhapsody, Angra, Vision
Divine, Eternal Idol), che mi ha ricordato gli Athena del sottovalutato A new religion? o Start again, con il grandissimo Roberto Tiranti (cantante già di
New Trolls e Labyrinth) e David Folchitto (Stormlord) alla batteria, valgono da
sole il prezzo del biglietto, perché mostrano una band dalle ottime prospettive
e con rodate capacità di songwriting. Trascinante, seppur più power, Suffering in silence, con le tastiere di
Maestro Mistheria del Vivaldi Metal Project e il nuovo coinvolgimento del
martellante Folchitto. Non sono da meno le contorsioni ritmiche di New life, in cui al basso vi è Dino
Fiorenza, già ammirato all’opera con Steve Vai, Paul Gilbert e nel trio di
Antonello Giliberto. Lost in time mostra
i classici pro e contro del genere ma è indubbiamente un album vivace e
spigliato, che sicuramente troverà il giusto riscontro tra gli amanti di certe
sonorità epicheggianti. (Luigi Cattaneo)
Start again (Video)
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