Arrivano da Bologna gli
Art, band molto giovane che ha da poco dato alle stampe un album, Planet zerO, fresco e dinamico, capace
probabilmente di incuriosire sia gli amanti di Anathema e Pineapple Thief, sia
quelli che prediligono l’approccio new prog di Marillion, Pendragon e IQ. La
saggezza di Enrico Lorenzini (tastierista già in forza agli Imago Animi, che
con i suoi synth richiama anche il suono di Claudio Simonetti) ha permesso di
esaltare l’equilibrio compositivo delle variegate influenze e di creare un
sound che con la giusta distribuzione della Sliptrick Records potrebbe
interessare il mercato estero (probabilmente più di quello italiano a dire il
vero). Il tocco melodico di Roberto Minozzi (chitarra) tiene a mente la lezione
di Steve Lukather e dei veterani Micky Moody e Bernie Marsden e si sposa
felicemente con il comparto ritmico formato da Carlo Vecchi (basso) e Fabio
Tomba (batteria) e le armonie vocali di Denis Borgatti (impegnato anche al
piano). Le nove tracce sono ispirate, solide e senza grossi cali, hanno la
forza per mostrare un gruppo fantasioso che ha puntato parecchio sull’aspetto
emozionale della proposta, sfoggiando un repertorio intriso di passionalità e
calore. La vicinanza ai Goblin (ma anche ai Daemonia del deus ex machina
Simonetti) si percepisce nell’iniziale Blind
man, mentre la successiva Four colors
cambia registro e vira verso lidi che tradiscono amore per il soft rock e
l’AOR. Perfect time vede di nuovo
Lorenzini protagonista, prima della ballata No
butterflies e dell’ottimo new prog della title track. Splendida la stoccata
hard di Insomnia ma la verve melodica
del gruppo prende nuovamente il sopravvento nell’autunnale Yellow leaves. Ci si avvicina al finale con i chiaroscuri di Scarecrow, degno preludio alla lieve Nothing else, che chiude un esordio che
sarebbe un peccato far passare sottotraccia viste le tante note positive
presenti. (Luigi Cattaneo)
Insomnia (Video)
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