The great escape è il nuovo album dei Diraxy, band di cui ci
occupiamo sin dal primo ep di qualche anno fa, un ritorno caratterizzato dalla
scelta di comporre un ambizioso concept sulla figura di Jinan Badel (vittima di
soprusi da parte dell’Isis in Iraq) dopo il bel debut del 2016. Federica
Manenti (voce), Dario Freddi (voce e tastiere), Daniele Romanato (chitarra),
Marco Le Grazie (chitarra), Andrea Arrotta (basso) e Paolo Ossoli (batteria) si
muovono lungo le coordinate di un metal pesante e aggressivo che ingloba il
djent e il math rock ma non dimentica la lezione melodica del progressive rock.
Questo come back esce per la Fil 1933 e mostra un ensemble dotato tecnicamente
e anche più raffinato rispetto al recente passato, con la classica alternanza
tra cantato pulito e parti in growl (mai troppo eccessive a dire il vero) che
ha il pregio di sviluppare atmosfere inquiete e misteriose. Bordate heavy e
cadenzati passaggi si sviluppano senza sosta all’interno di un quadro complesso
ma che potrebbe incuriosire anche chi è meno avvezzo a certe potenti sonorità,
basti pensare a brani come Hideout,
oscura e progressiva al punto giusto, l’ottima Shelter, episodio tra i più interessanti del racconto o la
gradevole Lie to me. Colpisce l’elaborazione
di Melek Taus, contornato da un
arrangiamento dai tratti mediorientali plasmato con disinvoltura dai milanesi,
mentre la solidità strutturale della narrazione emerge nelle buonissime Fooling gravity e The way out, tracce notevoli per scrittura, feeling e veemenza. The great escape è quindi il
graditissimo ritorno di una band in crescita, che si abbevera dalla fonte di
gruppi oramai storici come Opeth e Porcupine Tree ma non disdegna affatto certe
nuove leve che rispondono al nome di Haken e Tesseract, un connubio forse
abusato ultimamente ma assolutamente credibile quando le idee messe sul piatto
sono di tale fattura. (Luigi Cattaneo)
The way out (Official Video)
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