martedì 3 aprile 2018

WINGFIELD REUTER SIRKIS, Lighthouse (2017)


Dalle stesse session di The Stone House, registrato dal quartetto formato da Mark Wingfield (chitarra), Markus Reuter (touch guitar), Asaf Sirkis (batteria) e Yaron Stavi (basso), arriva il nuovo The Lighthouse, disco in trio in cui l’assenza del bassista priva il lavoro di alcune dinamiche ritmiche a cui ha dovuto sopperire la classe di Reuter. Il substrato rimane quello del platter precedente (ma registrato il giorno prima), un crossover improvvisato e sperimentale che evade i generi, tumultuoso nei suoi sviluppi e probabilmente più audace di The Stone House, anche se meno fluido. La libertà artistica dei protagonisti coinvolti è conosciuta e appoggiata dalla fervida Moonjune Records, un percorso che affronta con coraggio jazz, prog, improvvisazione e rock, il tutto all’insegna della pura spontaneità, che riesce a portare alla costruzione di brani complessi ma suggestivi (soprattutto le iniziali Zinc e Derecho). Di certo alla base vi è un’idea ambiziosa, ritrovarsi in uno studio, suonare, registrare e allontanarsi da ogni convenzione, una metodologia affascinante in cui la fantasia va al potere, anche se si corre il rischio di lasciarsi prendere troppo la mano (è il caso di Ghost light e Magnetic, long track che avrebbero giovato di una minore prolissità). Un prodotto che nel suo essere free diviene estremamente articolato e portatore di un verbo che è un melting pot dei King Crimson più audaci, delle visioni sfumate dei Simak Dialog e dell’avanguardia ostica accostabile a tanti ensemble della tedesca ECM, un album in cui il trio abbandona ogni remora a favore di costruzioni che senza timore guardano oltre. L’inclusione di così tanti elementi ha generato un’istantanea che viaggia a corrente alternata ma che premia l’immaginazione e l’istinto di tre grandi sperimentatori dello strumento. (Luigi Cattaneo)
 
A hand in the dark (Video)
 

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