Destino strano quello degli Hogzilla, ma comune a tante band che si ritrovano a scrivere, ad avere idee, magari anche ad incidere dischi che non vedranno mai la luce. La storia, soprattutto del progressive italiano, presenta diversi gruppi che hanno pubblicato lavori, anche di valore, decenni dopo la registrazione o la composizione dei brani (basti pensare ai Sigmund Freud, ai Sezione Frenante o ai Corpo). Nel caso del gruppo formato da Mario Marinucci alla voce, Vittorio Leone alla chitarra, Enzo P. Zeder alla batteria, Mirko Iobbi al basso, ci troviamo dinnanzi però ad un quartetto di matrice stoner, che nel 2013 registrò a Parma questo esordio inedito, pubblicato ora dalla Zeder dischi di Enzo (www.zeder.it), che da queste pagine conosciamo per i suoi progetti con Salmagündi, Kotiomkin ed Egon Swharz (dove invece suona il basso). Il debutto degli Hogzilla è un concentrato di stoner, sludge e bizzarra psichedelia dai lievi contorni progressivi, un viaggio distorto che rimanda agli Eyehategod, ai Melvins e ai Bongzilla, un flusso massiccio e imperioso che nei momenti più melodici ricorda anche il piglio dei Crowbar. La partenza di Assembled alive! mostra da subito la solidità delle ritmiche, i riff taglienti di Leone e la voce profonda e cavernosa di Marinucci, quadro d’insieme che si riflette anche nell’aggressiva carica heavy di Cold sinner e nella tensione compatta e opprimente di Through the closed doors, con i Black Sabbath sullo sfondo. L’assalto del trittico iniziale non si stempera nemmeno in Threshold of discomfort, che tra grezza furia e arpeggi doomy ci porta con le sue malsane atmosfere allo strumentale Touch the apricot e a The warden, brano tra i più interessanti del disco per quel suo alternare passaggi sospesi ad altri tipicamente stoneriani. Anche Alone laughing man vive su questa dicotomia, Ooze si riallaccia con prepotenza allo stoner sludge più robusto ed epico, mentre il finale di Annihilator of hopes è l’annichilente vagito conclusivo, che nella versione cd riserva due bonus, la potente Calamity e la particolare Blues for the outstanding hogs, che mostra come davvero la band avesse parecchie cartucce a disposizione. Fortunatamente potete recuperare questo oscuro gioellino acquistandolo su https://hogzilla.bandcamp.com/ (Luigi Cattaneo)
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