Pubblicato da Musea Records sul finire del 2020, The delphic prophecy è il terzo lavoro dei Gran Torino, band composta da David Cremoni alla chitarra (Moongarden, Submarine Silence), Alessio Pieri alle tastiere (compositore di tutti i pezzi presenti), Gian Maria Roveda alla batteria e Fabrizio Visentini Visas al basso. La classe dei veronesi è intatta e rimarca un progressive con radici settantiane accentuate, raffinato e tecnicamente ineccepibile e chi conosce la storia della band sa che dentro la musica dei Gran Torino convivono decani come King Crimson e Kansas, il prog italiano di P.F.M. e Goblin, ma anche gruppi con riferimenti hard come Spock’s Beard e Dream Theater, influenze ancora presenti e virate color seppia, visti i diversi passaggi più oscuri presenti in questo nuovo lavoro. Il clima da soundtrack rispecchia la volontà del quartetto di narrare un viaggio immaginifico nella mitologia greca antica, con il suo fascino e i suoi misteri, intento che si manifesta già nell’attacco di Ondine, brano fantasioso ed evocativo, che confluisce nelle enigmatiche e cupe Faint dimness e The sibylline oracle. Si prosegue con l’elegante From lust to shame, prima della delicata A gentle soul e del dark prog After the Cure (che sembra quasi citare la band di Robert Smith). La notturna Faded elation anticipa una title track totalmente calata nel fascino dei ’70, mentre Ancient labyrinth appare vibrante e carica di suggestioni. La conclusiva Ethereal noise chiude un ottimo ritorno, per una band forse tenuta poco in considerazione dagli appassionati di progressive ma capace di sfornare sempre dischi di assoluta qualità. (Luigi Cattaneo)
Ancient labyrinth (Video)
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