Quarto disco per John Irvine, polistrumentista che si destreggia tra chitarra, tastiere e basso, accompagnato nel nuovo The machinery of the heavens dalla batteria di Rich Kass, un duo che ha costruito con sapienza un lavoro dove convivono progressive, fusion, jazz rock e musica da film. L’immaginaria soundtrack inizia con Dark skies, da subito validissimo esempio della musicalità espressa dal duo, che convince sin dalle prime note per quella capacità di creare materiale complesso ma comunicativo, dote che si evince anche dalla fresca verve di … And how much for the robot?, sicuramente più immediata della precedente traccia. Dangerous notes e Take it from the edge mostrano il background di Irvine, musicista dotato di tecnica e scrittura, bravo nell’erigere intarsi dove si incontrano chitarra e tastiere, interplay su cui si creano le cose migliori di questo album, sostenute con cura dal fine lavoro ritmico costruito. La folle scheggia di Gadzooks fa da ponte con la seconda parte, che si apre con l’ottima e progressiva (Across) Lunar fields e prosegue con Blast from the past, altro momento molto apprezzabile e ispirato. La lunga title track conclusiva si struttura come una suite, tra fraseggi fusion, mood prog e sperimentazione, interessante e variegata chiusura di un ritorno elaborato ma ricco di pathos. (Luigi Cattaneo)
(Across) Lunar fields (Video)
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