Questo disco è la
sublimazione di una vita intera, l’addio ad un passato pieno di ossessioni e
tormenti, un addio senza rancore, anzi, colmo di gratitudine per le lezioni
impartite. È un processo di purificazione alchemica, dalla notte buia dell’anima
al suicidio rituale, dalla morte ad una rinascita luminosa sotto una nuova,
grandissima consapevolezza. Ma prima di ogni altra cosa, questo disco è una
coraggiosa presa di posizione sulla realtà, un totem eretto con fierezza tra le
lapidi di un mondo che sta soffocando sotto i suoi stessi miasmi sepolcrali,
esalati dalle illusioni dogmatiche della logica e della razionalità, un totem
che reca una breve incisione: “La magia esiste”. E non in senso metaforico.
Con queste parole
Boschivo presenta Bardo dell’autodistruzione, un lavoro uscito nel 2019
dal taglio sperimentale che si apre con Pozzoscuro, introduzione che
rimarca l’atmosfera esoterica che permea l’intera opera. Le venature neofolk
sono evidenti e si dipanano in quasi tutto il percorso, che si fa oscuro nella
decadente La danza perversa delle falene e nella cupa Quando la morte
verrà. Menzione a parte per la title track di 18 minuti, un viaggio drone e
ritual che fonde buia psichedelia e ambient, epitaffio di un album arcano e
tenebroso. (Luigi Cattaneo)
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