Sono lontani i tempi in
cui Sterbus (alias Emanuele Sterbini), si divertiva a pubblicare dischi come Eva
Anger e Smash the sun alight, schegge impazzite in cui l’autore
metteva insieme le più disparate influenze, dall’alternative al prog, passando
per il folk, la psichedelia e il grunge, infischiandosene bellamente di
etichette e stereotipi. Dopo il ricco doppio del 2018, Real estate/Fake inverno,
decisamente più proggy ma con tutte le caratteristiche crossover del progetto,
ecco ora una nuova incarnazione di Sterbus, Let your garden sleep in,
imbevuto di power pop, folk e indie rock, dove oltre ad Emanuele (voce,
chitarra, basso e synth), troviamo nuovamente Dominique D’Avanzo (voce,
clarinetto e flauto), coadiuvati da Riccardo Piergiovanni (piano, synth, organo
e clavicembalo), Francesco Grammatico (violoncello, tromba, trombone e organo),
Brenda Gagarina (shaker, tamburello, gong e campanaccio) e Pablo Tarli
(batteria), a cui vanno aggiunti una serie di ospiti che hanno reso ricchissimo
il prodotto. Difatti, le strutture sono mascherate per risultare più semplici
rispetto al passato, con brani maggiormente pop ma che si dimostrano da subito
molto rifiniti nell’arrangiamento e curati nel dettaglio. Ogni virgola è lì perché
ci deve stare e i 40 minuti scarsi del lavoro non fanno altro che portare in
dote l’esperienza accumulata negli anni da Sterbini, che continua il suo
percorso libero da convenzioni e schemi precostruiti. (Luigi Cattaneo)
Murmurations (2021)
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