Uscito nel 2022, Veti
e culti è l’ultimo lavoro targato Le Pietre dei Giganti (Lorenzo Marsili
voce e chitarra, Francesco Nucci batteria e percussioni, Niccolò Pizzamano al
basso e Francesco Utel alla chitarra e alle tastiere), intrigante sin dall’artwork,
una figura mascherata inquietante e misteriosa. 40 minuti evocativi e
raffinati, pregni di sinistre atmosfere in bilico tra hard, psichedelia e
stoner, un immaginario esoterico che si sposa con tendenze tribali, cupi
scenari e visioni dark suggellate da testi dal sapore onirico, come ben
spiegato dalla band. Abbiamo proseguito con la scelta, già presa con Abissi,
di scrivere in italiano perché le parole, che tuttavia entrano nel brano nella
maggior parte dei casi quando lo scheletro musicale è già stato scolpito,
arrivano a destinazione in modo più diretto. Da un lato si percepisce la carica
melodica della nostra lingua, dall’altro la sua imprevedibile adattabilità a
contesti sonori aspri e atipici. Stavolta, però, abbiamo lavorato alla stesura
dei testi a livello di gruppo, per far sì che ci fossero diverse visioni a
costruire quanto narrato e che l’interpretazione fosse più libera. Il passo
in avanti rispetto al passato è abbastanza netto. Se l’esordio si
contraddistingueva per la sua essenza stoner, grunge e alternative, che lo
rendeva compatto e sfrontato, questo ritorno è più variegato, seppure non
mancano riferimenti a Kyuss, Queens of the Stone Age, Verdena e Marlene Kuntz, filtrati
da idee proprie e personalità. Epocale l’iniziale Foresta, una sorta di
suite divisa in quattro segmenti, occupa la prima parte dell’opera segnando da
subito il primo stacco con quanto proposto nel 2019, una crescita compositiva
eloquente che si manifesta anche con la dote di non rimanere ancorati ad un
unico modo di intendere l’arte. Il grunge vive ancora in Ohm, la tromba
di Luca Benedetto e i synth di Francesco Pilia arricchiscono Polvere,
mentre la chitarra resofonica di Nick Mantoan suggella il blues oscuro di Quando
l’ultimo se ne andrà. Splendida la title track, dove troviamo il piano di
Andrea Re, non mancano echi noise come in Piombo, ma è il contesto
complessivo a fare di Veti e culti un disco di confine, scritto
benissimo e pieno di idee ottimamente elaborate, ennesima prova di spessore
uscita per Overdub, etichetta sempre più presente, e con qualità, nel fitto
panorama underground italiano. (Luigi Cattaneo)
Nessun commento:
Posta un commento