Secondo album per i Leda
(dopo Memorie dal futuro, qui
recensito ai tempi dell’uscita), un disco breve ma incisivo, 30 minuti circa di
alternative rock e musica d’autore, che trova nella voce di Serena Abrami
(impegnata anche ai synth e alla chitarra acustica) il canale preferenziale con
cui esprimere emozioni e sensazioni. La band, completata da Enrico Vitali
(chitarra, e-bow, voce), Giorgio Baioni (basso, voce) e Fabrizio Baioni
(batteria/electribe) ripropone come all’esordio scrittura solida e arrangiamenti
misurati con attenzione, segno della maturità con cui si muove l’elegante
quartetto. Ne conseguono brani ottimamente costruiti, tra tutti Insonnia, sviluppata insieme ai violini
di Kate Agostino e al pianoforte di Alessandro Apolloni (che ha gestito anche l’arrangiamento
degli archi), Tu mi bruci, registrata
con Paolo Benvegnù (voce, chitarra) e la calibrata Quasi ombra. Il contesto, fatto di rock novantiano, frangenti
emozionali e una predilizione per strutture che combinano ricerca testuale e
cura dei suoni ricorda gli Scisma, seppure le anime dei marchigiani sono
molteplici e sfaccettate. Si leggono così gli affascinanti squarci elettronici
ben inseriti nel fluire complessivo, un alone oscuro da wave inglese che permea
alcune trame di Marocco speed e che
si mescola con la sostanziale raffinatezza dei Leda, nuovamente autori di un
prodotto profondo e suggestivo. (Luigi Cattaneo)
Marocco speed (Video)
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