mercoledì 16 gennaio 2013

ANIMA MORTE, The Nightmare Becomes Reality (2011)


Anima Morte. Quando un moniker sintetizza al meglio l’idea musicale che si vuole esprimere. Se a ciò aggiungiamo un titolo quanto mai efficace e un artwork in linea con quanto poi espresso si può già avere un quadro d’insieme delle creazioni di questa interessantissima band svedese. Questo secondo disco prosegue il discorso iniziato con il precedente Face the sea of darkness (2007) e mantiene in maniera costante una visuale sul mondo dei nostrani Goblin e sulle colonne sonore italiane dei film horror. Il tutto ovviamente in chiave progressive e profondamente vintage. Dopo una brevissima introduzione Corridor of Blood è inizio ideale per convogliare tutte le loro influenze e si sente in maniera pesante l’amore per i Goblin soprattutto negli incroci tra le tastiere di Fredrik Klingwall e la chitarra di Daniel Cannerfelt, autori di stupendi momenti durante tutto il disco. In The reverant fa la sua apparizione l’organo che viene sostenuto da energiche parti chitarristiche che ne fanno un brano ficcante ma di grande atmosfera. Contamination ricorda molto da vicino la colonna sonora dell’omonimo film del 1980 di Lewis Coates ed è dominata dalle tastiere dell’ottimo Klingwall. Carica di inquietudine è Passage of darkness, grazie ancora una volta ad un ispirato lavoro tastieristico che è il marchio di fabbrica degli svedesi, mentre più distesa appare Solems graves  in cui la band concede spazio anche al Moog e al Mellotron. Delirious è un altro brano compatto e maestoso e vanno fatti i dovuti complimenti alla sezione ritmica formata da Stefan Granberg al basso e Teddy Moller alla batteria, decisamente bravi nell’accompagnare le scorribande di Klingwall e Cannerfelt. Il clima funereo caro all’immaginario horror torna prepotentemente con Feast of feralia e la title-track, pezzi dove si condensano davanti agli occhi i mondi creati ad arte dai maestri dei cosidetti b-movie o del thriller argentiano di cui spesso sono stati protagonisti musicisti straordinari come Claudio Simonetti e Keith Emerson. Things to come è la traccia che più si allontana dal climax horrorifico fin qui respirato ma riesce a convincere ugualmente e mette ulteriormente in mostra le ottime doti tecniche del gruppo e la loro capacità di saper comunicare ed emozionare. Non lascia speranze The dead will wolk the earth in cui le tastiere hanno la forza di ricreare le oscure atmosfere di cui erano intrisi film come Zombie 2 di Lucio Fulci (per chi ama quel periodo cinematografico un must assoluto!) che presagivano un mondo dominato dai morti viventi. Un ritorno assolutamente di buon livello per un disco ovviamente cupo e tenebroso, ben suonato e che guarda moltissimo al passato, ai Goblin e più in generale alle soundtrack che caratterizzavano i film horror degli anni ’70. Per gli amanti di tale accoppiata The Nightmare become reality è il disco da non lasciarsi sfuggire. (Luigi Cattaneo)

The Nightmare Becomes Reality


     

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