martedì 28 maggio 2013

LAMANAIF, L'uomo Infinito (2012)

Dopo un interessantissimo ep di debutto autoprodotto, Musica è teatro, i veneti Lamanaif tornano con il loro primo full lenght riproponendo i quattro brani già editi a cui ne vengono aggiunti altri che confermano le doti già espresse in precedenza e confermano le enormi potenzialità in loro possesso. Chi li conosce sa che non ci si trova dinnanzi ad un canonico gruppo progressive e forse la definizione per loro può essere fuorviante. I Lamanaif ereditano dal prog una forte vena teatrale che caratterizza soprattutto le loro esibizioni live e dimostrano di avere idee e voglia di trovare soluzioni che sappiano comunicare ed essere espressive all’interno della forma canzone. Ci si trova dinnanzi ad ipnotici assalti crossover (Puzzle!, H.E.N.), virate alternative che profumano di post (Insonne) e una capacità di mutare atteggiamento e sonorità che ricorda King Crimson, Mars Volta, Quintorigo e Dog Fashion Disco. In diversi episodi emerge l’influenza di band perennemente in bilico tra generi come System of a Down e Faith No More (Rane, L’amami, I/O), segno inequivocabile di come il gruppo abbia un background composito e piuttosto strutturato, un’apertura verso sonorità apparentemente inconciliabili tra loro ma che riescono a coesistere in maniera egregia all’interno del discorso affrontato. Merito anche della qualità dei singoli, della sezione ritmica formata da Matteo Florian al basso e Simone Sossai alla batteria ispirata e vero motore inesauribile del quartetto, del pregevole lavoro di Simone Bianco alla chitarra, attento divulgatore di suoni e di un cantante, Esteban Vidoz, capace di essere all’altezza sia nei momenti di quiete (apparente) che in quelli sostenuti e carichi di inquietante tensione. Brani fortemente agili, lontani dagli stereotipi di un certo prog e non sorprende in questo senso la distribuzione Lizard, sempre attenta verso realtà curiose e multiformi. L’uomo infinito è un lavoro affascinante e curatissimo nei suoni e nella veste grafica (una delle migliori degli ultimi anni), una piccola sorpresa che cattura per originalità e intensità, un viaggio attraverso le paure dell’uomo moderno musicate con grande creatività e spinta comunicativa. (Luigi Cattaneo)
 
 
       



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