venerdì 5 luglio 2013

FRANCO BATTIATO, Fetus (1972)


Nativo di Jonia, Franco Battiato, inizia la sua attività a Milano pubblicando due singoli per la rivista Nuova Enigmistica Tascabile, che dava l’opportunità a cantanti sconosciuti di incidere brani famosi come L’amore è partito (presentato al Festival di Sanremo dal duo Beppe Cardile e Anita Harris) ed ...e più ti amo portata al successo da Alain Barriere.  In coppia con Gregorio Alicata forma Gli Ambulanti per portare davanti alle scuole la canzone di protesta ed è proprio in queste occasioni che ha modo di entrare in contatto con Giorgio Gaber che avrà un ruolo decisivo nel far incidere alcuni singoli a Battiato per l’etichetta discografica Jolly. Il successivo passaggio alla Philips porta l’artista ad abbandonare un certo tipo di canzone a favore di una più semplice ed immediata. È solo ad inizio anni ’70 che Battiato inizia ad interessarsi ad una musica differente che lo porta a firmare per la Bla Bla di Pino Massara con cui produce alcuni dei dischi più coraggiosi del periodo. Il cantautore è artefice di una serie di dischi fortemente sperimentali in cui appare costantemente alla ricerca di una via alternativa per comunicare, opere di difficile catalogazione, intriganti per le svariate influenze musicali percepibili, spesso provocatorie e dissonanti, assai personali e poco inquadrabili. Il tentativo, non sempre riuscito, è stato quello di trapassare gli steccati tra i generi per dare vita a lavori aperti a varie suggestioni in cui ritrovare sonorità elettroniche e classiche adagiate su un esotico gusto per la sfida e il nonsense. Nel 1972 Battiato pubblica Fetus, un primo sviluppo di quelle idee che porteranno il catanese a concepire risultati maggiormente compositi e strutturati nei successivi anni, un lavoro che rappresenta il passo iniziale ma ancora di transizione verso la volontà di sperimentare che sarà poi messa a fuoco con più consapevolezza nel volgere di breve tempo. Ci sono presenti tanti spunti interessanti ma non sempre portati a giusto compimento e lo stupore per alcune trovate lascia il posto anche a momenti ancora acerbi. Il pioneristico sintetizzatore VCS3 risulta una delle novità di maggior rilievo e curiosità del panorama progressivo e si incastra egregiamente nelle melodie classiche (Anafase) o in quelle ancora figlie della canzone beat (Mutazione). Quando si parla di Fetus non si può non citare la sconvolgente e provocatoria copertina e il concept che caratterizza i 30 minuti dell’album, ossia la storia di una cellula che diventerà uomo, che pur non risultando perfetto ha il merito di mostrare la naturale inclinazione per la musica colta contemporanea da infarcire di soluzioni elettroniche di Battiato, ricordato come uno dei primi grandi pionieri del progressive per quel suo essere costantemente alla ricerca di novità da proporre. In Fetus l’autore risulta capace sì di sperimentare ma anche di muoversi attraverso la forma canzone seppur con il proprio peculiare stile (Meccanica). Difatti le strutture leggere che rimandano alla sua produzione di fine ‘60 vengono “trattate” con arrangiamenti atipici e un preponderante uso del synth, che risulta straniante oltre che sempre funzionale al racconto (Energia). Fetus rimane un disco instabile ma prezioso per arrivare a Pollution (uscito lo stesso anno) e Sulle corde di Aries. (Luigi Cattaneo)
 
Meccanica (Video)
 
 

 

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