Nativo di Jonia,
Franco Battiato, inizia la sua attività a Milano pubblicando due singoli per la
rivista Nuova Enigmistica Tascabile, che
dava l’opportunità a cantanti sconosciuti di incidere brani famosi come L’amore è partito (presentato al
Festival di Sanremo dal duo Beppe Cardile e Anita Harris) ed ...e più ti amo portata al successo da
Alain Barriere. In coppia con Gregorio
Alicata forma Gli Ambulanti per portare davanti alle scuole la canzone di
protesta ed è proprio in queste occasioni che ha modo di entrare in contatto
con Giorgio Gaber che avrà un ruolo decisivo nel far incidere alcuni singoli a
Battiato per l’etichetta discografica Jolly. Il successivo passaggio alla
Philips porta l’artista ad abbandonare un certo tipo di canzone a favore di una
più semplice ed immediata. È solo ad inizio anni ’70 che Battiato inizia ad
interessarsi ad una musica differente che lo porta a firmare per la Bla Bla di
Pino Massara con cui produce alcuni dei dischi più coraggiosi del periodo. Il
cantautore è artefice di una serie di dischi fortemente sperimentali in cui
appare costantemente alla ricerca di una via alternativa per comunicare, opere
di difficile catalogazione, intriganti per le svariate influenze musicali
percepibili, spesso provocatorie e dissonanti, assai personali e poco
inquadrabili. Il tentativo, non sempre riuscito, è stato quello di trapassare
gli steccati tra i generi per dare vita a lavori aperti a varie suggestioni in
cui ritrovare sonorità elettroniche e classiche adagiate su un esotico gusto per
la sfida e il nonsense. Nel 1972 Battiato pubblica Fetus, un primo sviluppo di quelle idee che porteranno il catanese
a concepire risultati maggiormente compositi e strutturati nei successivi anni,
un lavoro che rappresenta il passo iniziale ma ancora di transizione verso la
volontà di sperimentare che sarà poi messa a fuoco con più consapevolezza nel
volgere di breve tempo. Ci sono presenti tanti spunti interessanti ma non
sempre portati a giusto compimento e lo stupore per alcune trovate lascia il
posto anche a momenti ancora acerbi. Il pioneristico sintetizzatore VCS3
risulta una delle novità di maggior rilievo e curiosità del panorama
progressivo e si incastra egregiamente nelle melodie classiche (Anafase) o in quelle ancora figlie della
canzone beat (Mutazione). Quando si
parla di Fetus non si può non citare
la sconvolgente e provocatoria copertina e il concept che caratterizza i 30
minuti dell’album, ossia la storia di una cellula che diventerà uomo, che pur
non risultando perfetto ha il merito di mostrare la naturale inclinazione per
la musica colta contemporanea da infarcire di soluzioni elettroniche di Battiato,
ricordato come uno dei primi grandi pionieri del progressive per quel suo
essere costantemente alla ricerca di novità da proporre. In Fetus l’autore risulta capace sì di
sperimentare ma anche di muoversi attraverso la forma canzone seppur con il
proprio peculiare stile (Meccanica).
Difatti le strutture leggere che rimandano alla sua produzione di fine ‘60 vengono
“trattate” con arrangiamenti atipici e un preponderante uso del synth, che
risulta straniante oltre che sempre funzionale al racconto (Energia). Fetus rimane un disco instabile ma prezioso per arrivare a Pollution (uscito lo stesso anno) e Sulle corde di Aries. (Luigi Cattaneo)
Meccanica (Video)
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