I Giganti, già a partire dal 1964, anno in cui si formano a Milano, colgono il cambiamento politico e culturale che giunge a noi attraverso fatti storici importanti come la guerra del Vietnam, che porta in America ad una forte contestazione da parte dei giovani. Dall’anno successivo, con l’ingresso in formazione di Checco Marsella alle tastiere, che si va ad aggiungere ad Enrico Maria Papes (batteria) e ai fratelli Giacomo Di Martino e Sergio Di Martino, rispettivamente chitarra e basso della formazione, I Giganti compiono un vero e proprio salto di qualità artistico. Si sa che in quel periodo andavano di moda le cover, ma I Giganti, invece di proporre brani famosi, decidono di affidarsi a canzoni che potevano essere modellate con la loro impronta vocale inconfondibile, come accade con Solo per voi (Bad Boy di Louis Armstrong). Già in questa loro particolare oculatezza nello scegliere i brani era facile cogliere un elemento distintivo rispetto a molti gruppi dell’epoca. In piena epoca beat il gruppo si ritaglia uno spazio importantissimo con brani come Proposta, Tema, Io e il presidente, tutte puntualmente singoli di grande successo. Ma è nel 1968, anno in cui peraltro la band entra in crisi, che I Giganti incidono alcuni 45 giri che alla luce dei fatti risultano essere importanti per la genesi del loro disco progressivo, quel Terra in bocca che tanto fece discutere nel 1971, anno della sua uscita. Il prog è stato difatti lo sbocco naturale per un discreto numero di complessi beat, in particolar modo per quelli che avevano una migliore preparazione tecnica e strumentale e una maggiore determinazione e coesione per superare il momento di crisi del genere sul finire dei Sessanta. Quindi I Giganti dopo essere stati una delle migliori espressioni del beat riuscirono a valicare certi confini e ad affrontare con convinzione una prova difficile come quella del concept album del già citato Terra in bocca, lavoro coraggioso e ambizioso. Tra i tanti 45 pubblicati nel 1968 i più interessanti per lo sviluppo successivo sono Un uomo va/Summertime e Una storia d’amore/Sixteen tons. Decisamente ottima la loro “doppia” versione di Summertime, un brano di Gershwin reinterpretato nel tempo anche da grandi voci della musica nera come Ella Fitzgerald e Billie Holiday. Nella prima parte del brano i toni sono volutamente blues, con la chitarra di Giacomo Di Martino in grado di appoggiare l’impeccabile Checco Marsella alla voce, mentre nella seconda parte il rhythm & blues, con la sua grande carica ritmica ed espressiva, diventa un imprescindibile punto di riferimento artistico. In questo brano viene meno una delle loro caratteristiche principali, ossia la capacità di fondere alla perfezione le loro voci e viene favorito l’impatto strumentale del gruppo con il solo Marsella nel ruolo di cantante. Ma questa loro capacità di creare impasti vocali eccellenti la si ritrova nell’ultimo 45 giri del 1968, Una storia d’amore/Sixteen tons, brani più impegnativi e che risulteranno essere meno popolari. Non siamo ancora nell’ambito del prog ma sicuramente neanche in quello del beat più scanzonato ed orecchiabile. Una storia d’amore è un brano complesso, meglio strutturato rispetto al passato, soprattutto nell’uso delle voci, che creano passaggi vicini al call & response tipico degli Spiritual, con il coro che risponde o si sovrappone alla voce solista, il tutto sempre sostenuto dallo splendido lavoro di Marsella all’organo. Si può pensare ai Giganti come ad una piccola orchestra corale! Sixteen tons, originariamente di Merle Travis, presenta simili caratteristiche: la voce baritonale e profonda di Papes è sorretta dai consueti cori che poi diventano elemento trainante del brano e risultano essere calibrati e precisi come non mai. La sovrapposizione delle varie voci, gli accurati impasti vocali, la difficoltà esecutiva di Sixteen Tons e Una storia d’amore mostrano come I Giganti ormai avevano largamente ampliato i confini del beat, sia cercando nuove fonti d’ispirazione, sia grazie alla loro capacità di rivestire i brani con un personalissimo corredo musicale. L’uso delle tastiere, i cori, le sovrapposizioni e gli incastri vocali sono tutte caratteristiche che si ritroveranno in Terra in bocca e che mostrano come I Giganti abbiano saputo portare il loro linguaggio figlio dell’epoca beat in un contesto progressivo di valore. (Luigi Cattaneo)
Una storia d'amore (Video)
https://www.youtube.com/watch?v=7hiwleMfxB4
Una storia d'amore (Video)
https://www.youtube.com/watch?v=7hiwleMfxB4
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