L’infaticabile Fabio
Zuffanti mette a segno l’ennesimo colpo d’autore della sua lunga discografia e
dopo la prova da solista e il progetto L’ombra della sera (recuperatelo!)
timbra questo The Rime of ancient mariner
Chapter One a nome Hostsonaten. Non che la band fosse ferma da molto, ma
qui i genovesi si tuffano a capofitto nell’omonimo poema di Samuel Taylor
Coleridge a cui peraltro avevano già dedicato i primi 2 album. Facile pensare
al brano degli Iron Maiden presente in Powerslave
ma qui ci troviamo di fronte ad una musica immaginifica, pensata per
descrivere situazioni in maniera approfondita attraverso uno stile variegato in
cui fanno capolino 4 voci diverse che caratterizzano l’attimo che il vecchio
marinaio sta vivendo. Il prologo iniziale ci introduce nell’opera presentando i
temi che andremo ad incontrare e ha il merito di calarci dentro le atmosfere
che di volta in volta troveremo nel corso delle quattro parti che formano il
disco. Si potrebbe dire che questo brano iniziale riassume alla grande le
intenzioni della creatura zuffantiana e mette in mostra in maniera perentoria
l’enorme qualità di musicisti come Luca Scherani (tastiere), Matteo Nahum
(chitarra), Mau Di Tollo (batteria), Joanne Roan (flauto), Sylvia Trabucco
(flauto). Chiaro che a sentire certi nomi il pensiero corre veloce alla Maschera
di Cera, soprattutto quando nella prima parte dell’album alla voce appare
Alessandro Corvaglia, come al solito estremamente intenso ed espressivo. È
forse il momento più sinfonico che ci viene proposto, grazie non solo alle
tastiere di Scherani ma anche per il lavoro di cesello della Roan, entrambi
bravi nel sostenere ottimamente la sofferenza del marinaio reo di aver ucciso
l’albatros (un uccello marino) e di aver attirato la cattiva sorte sull’intero
equipaggio. La seconda e terza parte presentano addirittura alcuni passaggi
hard, complice anche la presenza di Davide Merletto dei Daedalus e Marco
Dogliotti alla voce. Nel primo caso, dopo un iniziale stato di quiete, i suoni
si fanno più graffianti e non vengono disdegnate soluzioni potenti, palpitanti
in cui si incastra benissimo la voce di Merletto. Non che Dogliotti sia da meno
e nella Part 3 si coglie il suo amore
per Freddie Mercury, Ronnie James Dio e Ian Gillan, passione che conduce verso
un suono che considerare hard prog non è un eresia! In un certo senso è un
brano che stupisce viste le sonorità che avevano sempre caratterizzato il
progetto Hostsonaten, anche se non mancano all’interno di questi 17 minuti momenti
più meditativi in cui Scherani e Nahum risultano i più incisivi ed efficaci. Si
cambia ancora registro nella parte conclusiva in cui fa capolino Simona
Angioloni (già con Zuffanti negli Aries) insieme a Corvaglia, duo che ben si
amalgama nelle raffinate atmosfere tracciate da melodie che hanno qualcosa di
antico, di nostalgico e che si uniscono in maniera sorprendente e affascinante
nel duetto finale che testimonia l’andamento epico del racconto. In attesa del
secondo capitolo che vedrà la luce nel 2013 gustatevi l’ennesima perla di
Zuffanti, artista che può piacere o meno ma che ha ormai raggiunto livelli di
qualità e continuità davvero sorprendenti ed unici nel panorama nostrano. (Luigi Cattaneo)
The Rime of Ancient Mariner Part I (Video)
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