lunedì 15 luglio 2013

GRAN TORINO, Gran Torino Prog (2011)


Sulla scia di quanto fatto sinora da band strumentali italiane come Red Zen, Calomito e Magnetic Sound Machine, gruppi giovani e di spessore, si affacciano con entusiasmo sincero e capacità indubbie i Gran Torino, quartetto veronese e nome nuovo della Galileo Records. È bene specificare che i Gran Torino si avvicinano molto più al progressive rock venato di hard che al jazz o alla fusion (che pure citano) ma le doti dei musicisti veneti sono di ottimo livello e pur con qualche momento lacunoso e da ritoccare, questo esordio presenta composizioni sicuramente gradevoli per un risultato più che soddisfacente. Molto intenso e avvolgente il brano iniziale, Sinapsi, che mostra subito come la band abbia una tecnica di base di tutto rispetto e che questa sia accompagnata da una certa freschezza di scrittura, che è poi elemento fondamentale per qualunque musicista. Qualità che spicca anche in Jack Montorio, dove troviamo le atmosfere tipiche dei settanta con le tastiere di Alessio e la chitarra di Cristiano volte a creare uno splendido affresco in cui ci sono riferimenti agli Yes e al Banco del Mutuo Soccorso. I primi brani hanno la capacità di trasmettere la voglia di fare e di comunicare tipica di un gruppo esordiente. In questo caso sono sicuramente Alessio e Cristiano i due elementi che governano ed indirizzano il suono della band, che risulta ficcante e senza troppi fronzoli. Rock waters ha invece un suono più hard ma non per questo meno rifinito e si avvicina per struttura e dinamica a Dream Theater e affini, quindi progressive attuale ma con un occhio di riguardo anche al passato del genere. La complessa Joy è forse il brano più bello del lavoro, a tratti entusiasmante ha il merito di mettere in luce il talento non solo dei già citati Alessio e Cristiano ma anche della sezione ritmica (Gian Maria alla batteria e Fabrizio al basso) coesa e sicura di sè. I Gran Torino si esprimono al meglio, attimo dopo attimo nasce una composizione congegnata in maniera attenta ma senza dimenticare immediatezza e impeto. In Miridiani non si può rimanere indifferenti dinnanzi al sapiente uso delle tastiere e agli intrecci caldi ed orchestrali che tanto riportano indietro nel tempo… Il momento più duro è Fox Box, composizione dal substrato heavy in cui si cita il progressive metal, stemperato però da un egregio lavoro di tastiere che profumano ancora di rock settantiano. Meno interessanti risultano Radio Vox e la seguente Eco, poco ispirate e leggermente scontate. Sottotono insomma, almeno rispetto allo standard tenuto per buona parte del disco. Alto è il valore che ritroviamo nella  riuscita Zorro, momento conclusivo decisamente avvincente e ben articolato. Che altro aggiungere? Sicuramente si tratta di un disco intrigante per la sua capacità di coniugare vari modelli sonori ma non sempre la ciambella riesce con il buco, soprattutto per una certa monotonia che sopraggiunge di tanto in tanto. Il risultato è comunque positivo, soprattutto perché si tratta di un esordio che ha il merito di mettere in luce la vivacità che contraddistingue i Gran Torino, che se saranno capaci di levigare e smussare alcuni piccoli errori di gioventù potranno diventare uno dei nomi di punta del nuovo progressive italiano. (Luigi Cattaneo)
 
Joy (Video)
 
 
 
 



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