Un nuovo nome di sicuro interesse si affaccia nell’affollata galassia
di gruppi alternative che popolano la penisola, è quello dei livornesi
Platonick Drive ,che con il debut Therapeutic Portrait (pubblicato per la Black Candy Records) ci
portano in un mondo in cui convivono post rock strumentale, psichedelia e
squarci elettronici. Nulla di particolarmente nuovo e originale, sia chiaro, ma
fatto indubbiamente bene e con una certa convinzione che seduce sin dal primo ascolto.
Aspettatevi quindi crescendi melodici di grande impatto, solidità ritmica e una
chitarra zeppa di feedback (cosa piuttosto tipica del genere). Il trio
(Gabriele Centelli alla chitarra, al piano, ai synth e alla voce, Marco Figliè
alla chitarra e ai synth, Jonathan Nelli alla batteria) sforna un album dove la
componente acida gioca un ruolo non di ripiego, mostrando una verve rock
riconducibile ai Verdena maggiormente psichedelici e strati di elettricità e
distorsione che fanno pensare anche agli Explosion in the Sky e ai sempre
sottovalutati Three Steps to the Ocean. Le tastiere e i sintetizzatori si
fondono con chitarre che si muovono puntuali e nitide, in scia a quelli che
sono i criteri base che animano questo genere. La costruzione dei vari episodi
risente di canoni conosciuti ma non per questo meno efficaci e comunque sempre
di ampio respiro atmosferico. Tra le punte massime del percorso bisogna citare
la delicata Lovely Violated Innocence, l’elettronica di The Time to
turn off your mind (suddivisa in 2 parti) e il bel singolo Youth. Un
lavoro quindi animato dalla volontà di rimanere sospesi tra il taglio di un
oscuro e decadente post rock e quello più elettronico/sperimentale, altalenante
stilisticamente più per volontà che per difetto. Le premesse per stabilizzarsi
con prepotenza all’interno della scena italica ci sono indubbiamente, il gusto
e il vigore con cui i Platonick Dive hanno colorato questo esordio fanno ben
sperare per un futuro ancora più roseo e sicuro. (Luigi Cattaneo)
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