ProgressivaMente
Blog è nato con l’intenzione di dare spazio non solo ai nomi noti del
progressive ma anche a quelle realtà che ci girano intorno, che gli fanno
l’occhiolino o che restano un po’ isolati dall’attenzione dei prog fan più
legati al periodo classico. In questo contesto entrano anche gli Heretic’s
Dream. Il gruppo nasce nel 2010 quando Andrej Surace (chitarra) e Francesca Di
Ventura (voce) si trasferiscono a Londra e riescono a pubblicare nel 2012 The unexpected move, un album che
ottiene buoni riscontri sia in Italia che all’estero e che permette al gruppo
di suonare parecchio in Gran Bretagna. In questo nuovo Walk the Time i due vengono affiancati da Carlo Nicolucci alla
chitarra, Jacopo Greci al basso e Maurilio Di Stefano alla batteria e al flauto
e da una serie di ospiti tra cui spicca Terence Holler dei mai troppo osannati
Eldritch. Il loro sound è una miscela di hard prog, gothic mai troppo oscuro e new
metal che sa tanto di Evanescence (non solo per la voce della Di Ventura) e Lacuna
Coil, senza però dimenticare la lezione dei decani Dream Theater. Basi prog
quindi ma molto mediate da un suono moderno e potente, in special modo nei
secchi riff di chitarra che sono il motore del loro stile e nelle ritmiche asciutte
e compatte. Il tutto però rimane estremamente semplice da ricordare, pur senza
mai cadere nello scontato. Certo non ci sono novità di sorta ma neanche
elementi tali da porre gli Heretic’s Dream in quel limbo di band devote alla
tradizione (niente Gentle Giant o Banco del Mutuo Soccorso da queste parti). Il
quartetto preferisce muoversi lungo canoni ora più complessi ora più leggeri,
smussando laddove serve gli angoli più heavy della loro proposta. Già da Outcasted pare ovvio qualche riferimento
alle atmosfere degli Evanescence di Amy Lee e si denota un bel lavoro di
chitarra da parte di Surace e dello special guest Steve Volta, chitarrista
attivo alla corte di Pino Scotto. Buone le trame metal di Chains of blood e Dreams
falling e il piccolo omaggio ai Dream Theater di Behind the mirror, traccia comunque piacevole. Believing in you è una ballata per voce, chitarra acustica e
flauto, mentre l’epica Fighting Time
vede la partecipazione di Holler e The
broken silence ha un mood sognante più vicino a canoni estetici
progressive. Walk the time è un
lavoro gradevole e che lascia intravedere le potenzialità della band, forse
ancora non espresse compiutamente e del tutto. Manca ancora qualcosa per fare
il salto di qualità ed è un peccato viste le solide basi dei musicisti presenti
e la pregevole volontà di affermare un proprio sound, sintesi non sempre
perfetta di elementi anche contrastanti tra loro. Band da tenere d’occhio per
capire quali potranno essere gli sviluppi futuri della loro musica. (Luigi
Cattaneo)
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