Terzo album per i piemontesi Pandora dopo i già interessanti Dramma di un poeta ubriaco (il più
legato alla stagione d’oro del prog nostrano) e Sempre e ovunque oltre il sogno, tappe di avvicinamento ad un
discorso più maturo che trova la sua naturale affermazione nel nuovo Alibi Filosofico. Forse manca ancora
qualcosa per la consacrazione definitiva ma questo lavoro non lascerà
sicuramente indifferenti gli amanti del rock progressivo e probabilmente potrà
creare nuovi adepti presso gli ascoltatori di heavy metal, vista la forza e la
compattezza qui sprigionata. Beppe Colombo (tastiere), Claudio Colombo (ottimo
nel dividersi tra batteria, basso, chitarra e tastiere) e Corrado Grappeggia
(voce e tastiere) sfornano quello che è
sicuramente il disco più ambizioso della loro pur breve carriera e ne sono
testimonianza anche ospiti di riguardo come Arjen Lucassen (Ayreon, Ambeon),
Dino Fiore (Castello di Atlante) e David Jackson (Van Der Graaf Generator). I
brani sono spesso molto articolati, già dall’iniziale Il Necromante, Khurastos e la prossima vittima, che si dipana tra
attacchi hard e intrecci degni del miglior progressive settantiano, per
proseguire con Apollo, esperimento in
cui c’è una connessione tra soundbeam e Jackson (sempre attento alla
tecnologia), qui impegnato a districarsi tra vari tipi di sax e il flauto
traverso e l’utilizzo del vibrafono (suonato da Nami), a cui si lascia spazio
anche per un solo. Ottime le strumentali Né
Titolo Né Parole, complice anche la presenza di Fiore al basso e Lucassen a
minimoog e chitarra e La Risalita, in
cui c’è Emoni Viruet ai cori. Sono due momenti che però lasciano capire come
l’assenza di parti vocali sia un beneficio per la musica dei Pandora, perché
proprio le trame strumentali sono quelle che più stupiscono e fluiscono in
maniera lucida e organica. Un cantante di ruolo probabilmente potrebbe far
spiccare definitivamente il volo a questa valida formazione. Ne è esempio
lampante Tony il Matto (in ricordo
del pittore Antonio Ligabue), traccia di jazz rock in cui ritroviamo Jackson e
che mostra come i Pandora possano rivolgere il loro sguardo anche verso altri
lidi sonori. Più vintage ma senza dimenticare influssi hard è invece Sempre con me, altro brano molto lungo e
stratificato in cui Colombo si cimenta anche nel cuatro portoricano (si tratta
di una chitarra, strumento nazionale di Porto Rico), segno che il gruppo è
curioso e desideroso di inserire elementi anche diversi nella sua proposta.
Chiusura hard prog con stralci testuali beat (Pensi che abbia una relazione se con te non funziona più, ora te lo
voglio spiegare, non è come vedi nei film, credimi è del tutto normale e non è
come pensi tu) che mi ha ricordato l’approccio dei Gleemen di Bambi
Fossati, pur se rivitalizzato nei contenuti e nella forma verso qualcosa di più
attuale. Alibi Filosofico è
probabilmente il loro disco migliore, pieno di idee e spunti memorabili, vario
e ottimamente suonato. Se in futuro riusciranno ad inserire parti vocali
maggiormente curate credo che i Pandora potranno davvero avere un ruolo di
primissimo piano nell’attuale panorama italiano. (Luigi Cattaneo)
Né Titolo Né Parole (Video)
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