mercoledì 19 febbraio 2014

PANDORA, Alibi Filosofico (2013)


Terzo album per i piemontesi Pandora dopo i già interessanti Dramma di un poeta ubriaco (il più legato alla stagione d’oro del prog nostrano) e Sempre e ovunque oltre il sogno, tappe di avvicinamento ad un discorso più maturo che trova la sua naturale affermazione nel nuovo Alibi Filosofico. Forse manca ancora qualcosa per la consacrazione definitiva ma questo lavoro non lascerà sicuramente indifferenti gli amanti del rock progressivo e probabilmente potrà creare nuovi adepti presso gli ascoltatori di heavy metal, vista la forza e la compattezza qui sprigionata. Beppe Colombo (tastiere), Claudio Colombo (ottimo nel dividersi tra batteria, basso, chitarra e tastiere) e Corrado Grappeggia (voce e tastiere) sfornano quello che è sicuramente il disco più ambizioso della loro pur breve carriera e ne sono testimonianza anche ospiti di riguardo come Arjen Lucassen (Ayreon, Ambeon), Dino Fiore (Castello di Atlante) e David Jackson (Van Der Graaf Generator). I brani sono spesso molto articolati, già dall’iniziale Il Necromante, Khurastos e la prossima vittima, che si dipana tra attacchi hard e intrecci degni del miglior progressive settantiano, per proseguire con Apollo, esperimento in cui c’è una connessione tra soundbeam e Jackson (sempre attento alla tecnologia), qui impegnato a districarsi tra vari tipi di sax e il flauto traverso e l’utilizzo del vibrafono (suonato da Nami), a cui si lascia spazio anche per un solo. Ottime le strumentali Né Titolo Né Parole, complice anche la presenza di Fiore al basso e Lucassen a minimoog e chitarra e La Risalita, in cui c’è Emoni Viruet ai cori. Sono due momenti che però lasciano capire come l’assenza di parti vocali sia un beneficio per la musica dei Pandora, perché proprio le trame strumentali sono quelle che più stupiscono e fluiscono in maniera lucida e organica. Un cantante di ruolo probabilmente potrebbe far spiccare definitivamente il volo a questa valida formazione. Ne è esempio lampante Tony il Matto (in ricordo del pittore Antonio Ligabue), traccia di jazz rock in cui ritroviamo Jackson e che mostra come i Pandora possano rivolgere il loro sguardo anche verso altri lidi sonori. Più vintage ma senza dimenticare influssi hard è invece Sempre con me, altro brano molto lungo e stratificato in cui Colombo si cimenta anche nel cuatro portoricano (si tratta di una chitarra, strumento nazionale di Porto Rico), segno che il gruppo è curioso e desideroso di inserire elementi anche diversi nella sua proposta. Chiusura hard prog con stralci testuali beat (Pensi che abbia una relazione se con te non funziona più, ora te lo voglio spiegare, non è come vedi nei film, credimi è del tutto normale e non è come pensi tu) che mi ha ricordato l’approccio dei Gleemen di Bambi Fossati, pur se rivitalizzato nei contenuti e nella forma verso qualcosa di più attuale. Alibi Filosofico è probabilmente il loro disco migliore, pieno di idee e spunti memorabili, vario e ottimamente suonato. Se in futuro riusciranno ad inserire parti vocali maggiormente curate credo che i Pandora potranno davvero avere un ruolo di primissimo piano nell’attuale panorama italiano. (Luigi Cattaneo)

Né Titolo Né Parole (Video)


              

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