domenica 2 febbraio 2014

LA COSCIENZA DI ZENO, Sensitività (2013)



Secondo disco per il gruppo ligure e secondo centro. Sensitività risulta un ulteriore passo avanti nella piena maturazione della Coscienza di Zeno e pur rimanendo all’interno di quella cerchia di band che si rifanno alla tradizione del prog italiano degli anni ’70, i genovesi provano a modernizzare quel suono senza snaturarne la natura vintage. Dopo i riscontri molto positivi del debut non era facile ripresentarsi senza sentire una certa pressione addosso, data soprattutto da quanti hanno apprezzato quel lavoro e si aspettavano una conferma. E Sensitività non solo riesce nell’intento ma risulta probabilmente uno degli album più riusciti del prog nazionale del 2013, un disco dove si ritrova il mood del Banco del Mutuo Soccorso e della Locanda delle Fate. Tutto funziona a dovere qui. La coppia di tastiere formata da Luca Scherani e Stefano Agnini (autore anche dei testi) disegna tratti orchestrali di grande qualità, Davide Serpico si destreggia tra chitarra elettrica, acustica e classica, la sezione ritmica di Gabriele Guidi Colombi (basso) e Andrea Orlando (batteria) appare coesa e prorompente. E poi la voce, quella di Alessio Calandriello, una delle migliori del panorama attuale. Le tracce appaiono complesse ma mai ermetiche, si potrebbero definire “colte” ma senza essere pretenziose, curate nei dettagli e con testi indubbiamente affascinanti, pur se non di semplice lettura. Le prime due tracce sono quanto di meglio ci si possa attendere: La città di Dite, aperta da un intro pianistico, ha un attacco meraviglioso e coinvolgente, in cui si rimane ammaliati dalla bravura dei musicisti e dalla classe della proposta e lo stesso si può dire della title track, 12 minuti in cui la band condensa tutto il proprio pensiero, tra tirate strumentali di livello e parti cantate in maniera perfetta da Calandriello. Dopo questi due pezzi l’album non rimane su queste vette ma ciò non toglie che i seguenti brani sono comunque sopra la media. Se Tenue mostra il lato più intimo e atmosferico del complesso, Chiusa 1915 (scritta dal Maestro Scherani) torna su territori prog di grande livello, soprattutto nelle parti strumentali, davvero piacevoli e convincenti (ascoltate il finale da brivido!). Stesso discorso vale per la successiva Tensegrità (il termine è riferito ad alcune pratiche sciamaniche) e per la particolare e crimsoniana Pauvre Misère in cui la Coscienza si avvale dell’importante collaborazione di Sylvia Trabucco al violino e Melissa Del Lucchese al violoncello e mette mostra un lavoro ritmico piuttosto complicato. Il finale di La Temperanza, con la presenza di archi, flauto (suonato da Joanne Roan) e l’apparizione di un bouzouki è un degnissimo epilogo per un album che conquisterà il cuore di quanti amano certe sonorità e che può rappresentare un punto di svolta nella carriera dei liguri. (Luigi Cattaneo)
 
La Città di Dite (Video)
 
    

 

 


 
 
    

 

 

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