Secondo disco per il gruppo ligure e secondo centro. Sensitività risulta un ulteriore passo avanti nella piena
maturazione della Coscienza di Zeno e pur rimanendo all’interno di quella
cerchia di band che si rifanno alla tradizione del prog italiano degli anni ’70,
i genovesi provano a modernizzare quel suono senza snaturarne la natura
vintage. Dopo i riscontri molto positivi del debut non era facile ripresentarsi
senza sentire una certa pressione addosso, data soprattutto da quanti hanno
apprezzato quel lavoro e si aspettavano una conferma. E Sensitività non solo riesce nell’intento ma risulta probabilmente
uno degli album più riusciti del prog nazionale del 2013, un disco dove si
ritrova il mood del Banco del Mutuo Soccorso e della Locanda delle Fate. Tutto
funziona a dovere qui. La coppia di tastiere formata da Luca Scherani e Stefano
Agnini (autore anche dei testi) disegna tratti orchestrali di grande qualità,
Davide Serpico si destreggia tra chitarra elettrica, acustica e classica, la
sezione ritmica di Gabriele Guidi Colombi (basso) e Andrea Orlando (batteria)
appare coesa e prorompente. E poi la voce, quella di Alessio Calandriello, una
delle migliori del panorama attuale. Le tracce appaiono complesse ma mai
ermetiche, si potrebbero definire “colte” ma senza essere pretenziose, curate
nei dettagli e con testi indubbiamente affascinanti, pur se non di semplice
lettura. Le prime due tracce sono quanto di meglio ci si possa attendere: La città di Dite, aperta da un intro
pianistico, ha un attacco meraviglioso e coinvolgente, in cui si rimane
ammaliati dalla bravura dei musicisti e dalla classe della proposta e lo stesso
si può dire della title track, 12 minuti in cui la band condensa tutto il
proprio pensiero, tra tirate strumentali di livello e parti cantate in maniera
perfetta da Calandriello. Dopo questi due pezzi l’album non rimane su queste
vette ma ciò non toglie che i seguenti brani sono comunque sopra la media. Se Tenue mostra il lato più intimo e
atmosferico del complesso, Chiusa 1915 (scritta
dal Maestro Scherani) torna su
territori prog di grande livello, soprattutto nelle parti strumentali, davvero
piacevoli e convincenti (ascoltate il finale da brivido!). Stesso discorso vale
per la successiva Tensegrità (il
termine è riferito ad alcune pratiche sciamaniche) e per la particolare e crimsoniana Pauvre Misère in cui la Coscienza si avvale dell’importante
collaborazione di Sylvia Trabucco al violino e Melissa Del Lucchese al
violoncello e mette mostra un lavoro ritmico piuttosto complicato. Il finale di
La Temperanza, con la presenza di
archi, flauto (suonato da Joanne Roan) e l’apparizione di un bouzouki è un
degnissimo epilogo per un album che conquisterà il cuore di quanti amano certe
sonorità e che può rappresentare un punto di svolta nella carriera dei liguri. (Luigi Cattaneo)
La Città di Dite (Video)
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