Diego Tuscano è il
factotum del progetto Il Tusco, un ensemble completato da Todaro (batteria e
voce), AleAlle (basso) e Stefano Trieste (basso), che per l’occasione viene
completato dal chitarrista inglese e leader degli Ulysses Luke Smith (impegnato
anche alle tastiere e alle percussioni), da Snooky Chivers (hammond) e dal duo
di percussioni formato da Julyan Weels Cathedral e Shane Maxymus. Diego non è
un novello e sono più di vent’anni che porta in giro il suo nome in band dedite
al rock, legandosi in particolare ai SanniDei, gruppo molto apprezzato in
Inghilterra con i quali ha sfornato ben sei dischi. Dopo aver collaborato con
il cantante torinese Mao nel 2015 (Il
Tusco canta e Mao gliele suona!) Tuscano torna con questo nuovo album licenziato
dalla Andromeda Relix e registrato a Bristol. Il lavoro ricalca le passioni di
Diego, che in poco più di trenta minuti unisce aloni psych, stralci prog e
derive beat, facendo incontrare i Cry of Love con il Balletto di Bronzo di Sirio 2222, mostrando un suono che
affonda nel passato ma non dimentica il contemporaneo. Il disco è irruento,
fresco, istintivo e vitale e come ha avuto modo di sottolineare lo stesso
Tuscano è musica libera e senza tempo,
che cerca di non avere steccati pur consapevole che le radici sono presenti e
importanti per delineare il percorso. Gli otto pezzi scorrono via veloci, sono
tutti carichi di stimoli e buone vibrazioni, complici anche le doti individuali
dei singoli musicisti e un approccio che non disdegna passaggi veementi che per
mood e forza espressiva mi hanno ricordato anche gli EX KGB. L’aspetto
propulsivo viene stemperato da una discreta cura melodica che si combina con
fraseggi crossover e parti variabili in cui mi ha colpito soprattutto il lavoro
sulle ritmiche. L’iniziale Ossesione viene
divisa in due parti che vanno a formare un episodio dai tratti hard in cui la
chitarra sforna riff calibrati e sostenuti, un brano vagamente oscuro e
dall’alone settantiano. Viscerali e impetuosi anche Pulsazioni e Libero,
mentre più vicina alla psichedelia è Danzatore
nel lurido banco dei pegni, soprattutto nella parte conclusiva che apre
scenari inediti. Babilonia della psiche
si lascia apprezzare in special modo per il lavoro di Smith e un cantato
coinvolgente, prima di Giorni perduti e
Nuovo anno zero, due tra i momenti
più interessanti del disco e degna conclusione di un platter personale e
spontaneo. (Luigi Cattaneo)
Album Teaser
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