I Tenebrae nascono a
Genova nel 2005 da un’idea del chitarrista e unico membro presente dai primordi
Marco Arizzi e da subito si caratterizzano per un approccio variegato e curioso
e dopo due concept (Memorie nascoste e
Il fuoco segreto) arrivano al terzo
con l’attuale My next dawn, un album
che è cresciuto dopo alcuni cambi di line up e che ha dato ai liguri una nuova
identità. Una rinascita artistica che si avvale anche dell’ottima penna di
Antonella Bruzzone, che con le sue liriche in inglese (altrà novità) ha creato
una storia oscura e drammatica che ben si combina con le atmosfere cupe e
apocalittiche della band. Il sound è un crossover di atmospheric metal, doom e
death (aspetto quest’ultimo che rimane dosato per tutto il lavoro), con le
tastiere di Fulvio Parisi, fondamentali per sottolineare i vari passaggi del
racconto, che si intersecano con i riff chitarristici di Arizzi e sviluppano
momenti che abbracciano mastermind del genere come i My Dying Bride, i Paradise
Lost dei primi anni ’90 e gli Anathema di The
silent enigma. I Tenebrae hanno inoltre aperture di dark atmosferico che
finiscono per avere la meglio sui connotati death metal, in un vortice
emozionale di grande impatto e difatti i liguri, pur nella durezza del loro
suono, riescono a manifestare gusto per partiture melodiche raffinate in odore
di prog e convincono proprio per la dualità che sorregge il disco, sempre in
bilico tra estremismi hard e un passato art rock. In tal senso va citata una
sezione ritmica potente e affilata (Fabrizio Garofalo al basso e Massimiliano
Zerega alla batteria), che dona quello spirito metal che non era così presente
anni addietro ma che non rovescia del tutto le carte in tavola, lasciando ampio
spazio a brani suggestivi e diretti (basti ascoltare Black drape e Behind). Difatti
il lavoro di Parisi alle tastiere (con il classico organo e le delicate sezioni
create dagli archi), di Arizzi e dell’ospite Laura Marsano, impegnata in alcune
parti di chitarra classica, ribalta il mood della narrazione, rendendo l’opera
un susseguirsi di soluzioni sempre congeniali alle varie tappe. Non è da meno
Paolo Ferrarese, molto bravo nel passare dal cantato pulito, espressivo e
intenso, ad un growl incisivo e vigoroso (The
fallen ones, As the waves). My newt dawn è un disco che segna un
passo significativo per l’ensemble, soprattutto per la decisione di staccarsi
dal sound dei primi due album ma il risultato globale afferma che ci troviamo
dinnanzi ad un quintetto di talento e personalità. (Luigi Cattaneo)
My next dawn (trailer)
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