martedì 21 marzo 2017

PETE OXLEY & NICOLAS MEIER, The colours of time (2016)


The colours of time è un doppio elegantissimo disco firmato dalla coppia di chitarristi formata da Pete Oxley (Gilad Atzmon, John Etheridge, giusto per citare un paio di artisti con cui ha collaborato) e Nicolas Meier (Jeff Beck, Seven7), che qui hanno dato vita a due situazioni diverse ma ugualmente congeniali alla loro visione musicale. Difatti il primo album è in duo e ricalca quanto già di buono avevano fatto nel precedente Chasing tales, mentre il secondo in quartetto con gli ottimi Paul Cavaciuti (Theo Travis, Jim Mullen) alla batteria e Raph Mirzaki (Ross Stanley, Dave O’Higins) al basso si avvicina in parte ad Infinity, ultimo solista di Meier (anche se in quel caso vi era più elettricità). Il percorso è fantasioso e ricco di soluzioni ardite ma non si perde mai di vista la freschezza esecutiva e compositiva, con i brani in quartet che acquisiscono groove e dinamismo. L’impianto strutturale non cambia rispetto al passato, con un intersecarsi di jazz acustico, latin e rock e rimane immutato anche l’alto livello della produzione, mirabile esempio di coesione e ingegno creativo. L’interplay tra i due è oramai mirabile e molto espressivo e la qualità non muta nemmeno quando la formazione si allarga con la sezione ritmica. D’altronde se è vero che lo stile dei due trova piena consapevolezza in brani come Waltz for Dilek, Princes’ Islands (con prelibate reminiscenze turche) o Sahara (segnata dall’accorato uso del glissentar), è pur vero che la classe e la maestria è talmente tanta che le composizioni prendono nuova linfa anche in quartetto e risultano assolutamente credibili (splendide The followers e Looking west). È bene dire che la seconda parte di The colours of time non è formata da inediti ma da pezzi già apparsi su dischi precedenti, rivisitati per l’occasione con l’aiuto dei già citati Cavaciuti e Mizraki e che portano il sound maggiormente vicino alla fusion. Gli album sono due facce della stessa medaglia, con la musica che rimane ispirata e comunicativa per tutti i 18 pezzi presenti e rappresentano una certezza per chi ha apprezzato le ultime fatiche dei due chitarristi inglesi. (Luigi Cattaneo) 
Qui di seguito il link per ascoltare un'intervista di presentazione del disco
 

Nessun commento:

Posta un commento