The
colours of time è un doppio elegantissimo disco firmato
dalla coppia di chitarristi formata da Pete Oxley (Gilad Atzmon, John
Etheridge, giusto per citare un paio di artisti con cui ha collaborato) e
Nicolas Meier (Jeff Beck, Seven7), che qui hanno dato vita a due situazioni
diverse ma ugualmente congeniali alla loro visione musicale. Difatti il primo
album è in duo e ricalca quanto già di buono avevano fatto nel precedente Chasing tales, mentre il secondo in
quartetto con gli ottimi Paul Cavaciuti (Theo Travis, Jim Mullen) alla batteria
e Raph Mirzaki (Ross Stanley, Dave O’Higins) al basso si avvicina in parte ad Infinity, ultimo solista di Meier (anche
se in quel caso vi era più elettricità). Il percorso è fantasioso e ricco di
soluzioni ardite ma non si perde mai di vista la freschezza esecutiva e
compositiva, con i brani in quartet che acquisiscono groove e dinamismo.
L’impianto strutturale non cambia rispetto al passato, con un intersecarsi di
jazz acustico, latin e rock e rimane immutato anche l’alto livello della
produzione, mirabile esempio di coesione e ingegno creativo. L’interplay tra i
due è oramai mirabile e molto espressivo e la qualità non muta nemmeno quando
la formazione si allarga con la sezione ritmica. D’altronde se è vero che lo
stile dei due trova piena consapevolezza in brani come Waltz for Dilek, Princes’
Islands (con prelibate reminiscenze turche) o Sahara (segnata dall’accorato uso del glissentar), è pur vero che
la classe e la maestria è talmente tanta che le composizioni prendono nuova
linfa anche in quartetto e risultano assolutamente credibili (splendide The followers e Looking west). È bene dire che la seconda parte di The colours of time non è formata da
inediti ma da pezzi già apparsi su dischi precedenti, rivisitati per l’occasione
con l’aiuto dei già citati Cavaciuti e Mizraki e che portano il sound
maggiormente vicino alla fusion. Gli album sono due facce della stessa
medaglia, con la musica che rimane ispirata e comunicativa per tutti i 18 pezzi
presenti e rappresentano una certezza per chi ha apprezzato le ultime fatiche
dei due chitarristi inglesi. (Luigi Cattaneo)
Qui di seguito il link per ascoltare un'intervista di presentazione del disco
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