Tornano gli Airportman
(Giovanni Risso ai synth, Marco Lamberti alla chitarra, Paolo Bergese al
vibrafono e all’elettronica), con un quattordicesimo album in cui il gruppo ha
scelto la via del concept strumentale, lasciandosi guidare dall’affascinante
storia delle tempeste di sabbia e polvere che colpirono negli anni ’30 parte
degli Stati Uniti. L’aridità che durò quattro anni, provocando malattie e
profondi disagi, viene descritta seguendo una narrazione che è lecito definire
filmica, una sceneggiatura immaginaria che trova nel post della band l’ideale
linea guida per delineare atmosfere commoventi, emozionanti e inquiete,
perfette per descrivere il dolore e la mestizia di avvenimenti così tragici.
L’interplay tra il trio crea suggestioni intense e liriche, quaranta minuti che
entrano sottopelle dopo alcuni attenti ascolti, un incanto in cui ci si perde
immaginando scenari lontani, soundtrack di un viaggio decadente e onirico. Il
post rock si tinge qua e là di folk e country, in linea coi paesaggi americani
evocati ma non dimentica escursioni nella psichedelia, sempre con un occhio di
riguardo per arrangiamenti che esaltano la struttura narrativa dell’opera.
Quiete, tempesta e desolazione caratterizzano Dust & Storm, malinconica e sublime esperienza nel profondo di
un racconto lontano e suggestivo. (Luigi Cattaneo)
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