lunedì 22 ottobre 2018

DAYLIGHT SILENCE, Threshold of time (2018)

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Una presentazione distopica accompagna i Daylight Silence, una sorta di racconto fantasy ma anche sociale, in cui i protagonisti, cinque mercenari, decidono di suonare insieme facendo vibrare lo spazio. Ovviamente diviene difficile capire solo da questo che tipo di sound aspettarsi ma l’iniziale The power of speech è sintomatica del percorso della band, capace di unire melodia e pulsioni heavy, con lo sguardo verso i Rainbow e gli Iron Maiden, forse tra le influenze più nitide del quintetto, che non dimentica di omaggiare anche un certo progressive, più nelle intenzioni e in alcune trovate, a dire il vero, che nella forma. Sciolti i dubbi, ritroviamo la stessa calorosa verve nella sentita Dreaming of freedom, un momento estatico, che sottolinea i sogni espressi nell’episodio. I quaranta minuti circa del disco risultano fluidi e scorrevoli, con il gruppo, che pur avendo buone doti tecniche, preferisce puntare su impatto e cura per la scrittura, trovando nel carattere malinconico di certe impostazioni un vero punto di forza (ricordandomi per mood alcune cose dei Vanden Plas). Gradevole Falling to the ground, mentre Someone I know conferma l’attitudine vintage della band, che guarda con rispetto all’hard & heavy primigenio. Sleep è una piacevole ballata, la title track invece conclude con piglio ottantiano un disco fatto di potenza e indubbie doti comunicative. (Luigi Cattaneo)
Threshold of time (Video)
 

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