lunedì 1 ottobre 2018

OTEME, Il corpo nel sogno (2018)


Terzo capitolo per il progetto di Stefano Giannotti (da segnalare anche il buonissimo La vostra ansia di orizzonte con Salvo Lazzara dell’anno scorso), da sempre attento nell’unire avant prog, musica da camera, R.I.O., elettronica e classica, elementi che riscontriamo anche nel recente Il corpo nel sogno. L’idea di allargare il concetto di forma canzone conduce l’ascoltatore in un luogo lontano, una sorta di teatro immaginario (Stefano scrive radiodrammi per emittenti tedesche) in cui si muovono personaggi e storie, pur senza un filo conduttore preciso, se non quello di metafore allucinate e rappresentazioni sfocate, il tutto sottolineato da una cura maniacale per suoni e arrangiamenti. Il disco d’altronde riprende il discorso già iniziato in precedenza, con il maestro Giannotti cerimoniere di un ensemble ricchissimo, foriero di imput e creatività che porta ad un interplay tra le parti davvero maturo (basti ascoltare Orfeo e Moira o Blu marrone). Oteme continua a sperimentare citando la maniacalità di John Cage, l’ambient elegante di Brian Eno, il jazz anticonformista di Canterbury e la classica contemporanea, con brani che si dipanano tra parti recitate, duetti vocali e fraseggi strumentali. L’utilizzo dei fiati è ancora centrale, enfatizza il tessuto onirico di una narrazione differente, coraggiosa, fragorosa nella sua capacità di comunicare, di dare strepiti lasciando l’ascoltatore ad occhi chiusi, rapito dalle visioni dipinte dal gruppo. La delicatezza di certe soluzioni non nasconde quell’alone psichedelico che emana con costanza la band e che si manifesta in pezzi come Rubidor#1, Sono invisibile e Prato fiorito, conferma di un ensemble curioso e che non si pone limiti di genere. (Luigi Cattaneo)
Orfeo e Moira (Official Video)
 

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