Nati a Siena nel 2013
con l’idea di proporre un post rock fresco e sperimentale, i Red Light
Skyscraper, dopo Fourteen Months del
2016, in cui raccoglievano i loro primi quattro singoli, arrivano alla
pubblicazione di Still the echo l’anno
seguente, trenta buonissimi minuti che si lasciano apprezzare e scorrono via
con grande fluidità. Il sound dei toscani (Carlo Parillo alla chitarra, alla
voce e alle tastiere, Jacopo Palumbo alla chitarra, Leonardo Bindi al basso e
Matteo Vispo alla batteria) ha tutti i requisiti del post strumentale,
viscerale e passionale, quello di band come Explosion in the sky, Mogwai o i
nostrani Il giardino degli specchi. Registrato in presa diretta, il disco oscilla
tra le tipiche sfuriate elettriche e passaggi lievi, atmosferici, come da
consuetudine del genere, croce e delizia dei sostenitori e di chi non apprezza
particolarmente queste produzioni. Certe pulsioni sono già evidenti
nell’iniziale Don London, trama
apripista di un lavoro che vive di grandi momenti, come Yugen, trip decadente e dark di grande effetto. L’inquietudine di
fondo coinvolge chi ascolta, una sospensione di percezioni che si traduce in
istanti di commozione, tradotti tramite la stupenda Sleep on it, la livida Luke e
la conclusiva Wander, che definiscono
un esordio brillante e che ha l’assoluta capacità di resistere nel tempo.
(Luigi Cattaneo)
Don London (Video)
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