venerdì 7 giugno 2019

LA TEORIA DELLE NUVOLE, Versus Serendipità (2018)


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Quando il monicker “tradisce” le attese si possono fare due cose, o offendersi terribilmente o collocarsi sulla linea d’onda che ci si aspetta meno. È il caso dei La Teoria delle Nuvole, perché con un nome del genere ero già pronto a suite settantiane e riferimenti ai mostri sacri del genere. Invece, pur con un background che tradisce amore anche per il prog, i sette (Andrea Bourbon alla voce, Matteo Vallet e Antonio Campiti alle chitarre, Giuseppe Zingale al basso, Roberto Girardi alla batteria, Corrado Ghinelli alle percussioni e Battista De Gattis al sax), sono maggiormente accostabili ai contemporanei Meseglise e Il Volo di Colin, o, per fare un paragone più celebre, alla P.F.M. di Serendipity. L’inizio è affidato a Tetris, ottima per comprendere quale sia la direzione della band, divisa tra rock, pop e cantautorato e non fa eccezione Etera, sguardo sul mondo della prostituzione. Repetita è una gradevole ballata sottolineata da un delicato lavoro di De Gattis, mentre Jeffrey oscilla tra parti brillanti, soul e momenti sussurrati, un crossover particolare ma che finisce per incuriosire. Jezus è un’altra piacevole ballata che mi ha ricordato qualcosa dei Noir Dèsir, prima che la band muti di nuovo pelle con Fat Boy, uno spoken word dark che parla della bomba atomica su Hiroshima del 6 agosto 1945 e brano tra i migliori dell’album. Chiude in bellezza Indole, per un progetto che, può ovviamente crescere ma mostra già di avere in seno idee e passione. (Luigi Cattaneo)

Tetris (Video)



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