Uscito un paio di anni
fa per Music Force e Toks Records, To
find a place è l’esordio dei Reveers, quartetto formato da Elia Amedeo
Martina (basso e chitarra acustica), Fabio Tomada (chitarra), Giulio Ghirardini
(batteria, vibrafono, basso e voce) e Ismaele Marangone (tastiere e voce). Low to the ground è la partenza
atmosferica, chiarificatrice degli umori che contraddistinguono l’album, con
fraseggi ora più post ora più psichedelici. Stesso copione per la sognante Fortune teller, che risulta alla lunga
essere uno dei pezzi più coinvolgenti emotivamente, caratteristica principale
del sound della band. Thesis, antithesis
& synthesis è più vivace, strizza l’occhio all’indie rock inglese ma
persiste una vena agrodolce, la stessa che ritroviamo in Music for a silent film, che, come suggerisce il titolo, sembra la
soundtrack di una pellicola cinematografica. Dopo una prima parte davvero
buona, Mosaico apre l’ipotetico lato
b e lo fa confermando la capacità del gruppo di sviluppare melodie autunnali
cariche di sottile malinconia. L’elettronica infarcisce le trame di Spheres, interessante variazione sul
tema sin qui proposto, Waves from the sky
è invece un brano che forse poteva essere meglio sviluppato e finisce per non aggiungere
nulla a quanto espresso sinora. Blind
alley, con il suo tiro maggiormente rock mostra come i friulani sappiano
anche muoversi in territori più energici, pur senza toccare le vette espressive
catturate nei primi pezzi del lavoro. Pur se leggermente inficiato da un finale
meno riuscito, To find a place è un
esordio suggestivo e buon punto di partenza per successivi sviluppi. (Luigi
Cattaneo)
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