Nati nel 2016, i
PNGazers (Mirko Antoniolli al basso e alla chitarra, Stefano Cantoni alla
voce, Orfeo Ciampa alla batteria e alla chitarra acustica, Matteo Lecce al
basso e Francesco Martinello alla chitarra) hanno da subito portato avanti con
tenacia un discorso in cui si avvertono echi della Pordenone Rock che fu,
ballate rock wave e imprint dark, che hanno trovato sfogo nella realizzazione
di Dove il mio pensiero brucia, 35
minuti di pura poetica musicale. Alice mette
subito sul piatto un sound a cavallo tra il Teatro degli Orrori e i Rossofuoco
di Giorgio Canali, un inizio tirato e coinvolgente. Canto d’amore cambia subito registro, si fa più oscura, una ballata
wave veramente ben costruita, così come Una
parola di cinque lettere, dark song decisa e malinconica, entrambe con
elementi riconducibili ai Cure anni ’80, complice anche l’utilizzo del doppio
basso, caratteristica curiosa dei PNGaziers. La vena cantautorale si esalta
ancora di più in Altre stanze,
magnifico esempio della grande capacità di scrittura della band, prima della convincente
rivisitazione di Polvere, brano del
1984 di Enrico Ruggeri e di Quello che
vedo, altro momento che unisce delicatezza e inquietudine, con reminiscenze
dell’ex Underground Life Giancarlo Onorato. Chiude un outro elettronico che non
aggiunge molto ad un lavoro bellissimo, sentito, strutturalmente perfetto.
(Luigi Cattaneo)
Altre stanze (2018)
L'outro è lo strumentale di "Quello che vedo" in reverse, un gioco che ci è piaciuto fare. Il racconto inverso, partendo dalla fine del pezzo. In fondo "non cambia mai niente", come dice la canzone...
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