Fondati nel 2009 da
Massimo Pianta, batterista innamorato del metal sinfonico ed epico di matrice
fantasy, gli Holy Shire pubblicarono nel 2014 Midgard, disco con cui si fecero conoscere nell’ambiente underground
italiano attraverso positive recensioni e una discreta attività live. Nel nuovo
e più maturo The legendary shepherds of
the forest la line up si completa con Erika Ferraris alla voce, Chiara
Brusa al flauto, Andrea Faccini e Frank Campese alle chitarre e Piero Chiefa al
basso. Dopo una breve introduzione è Tarots
ad aprire l’album, con l’ospite Francesca Chi alla voce, per un pezzo che
conduce con forza nel mondo fatato dei milanesi, tra parti operistiche, teatrali
e drammatiche. Ottima Danse macabre,
che vede la presenza alla voce di Masha Mysmane (degli Exilia) e Simona Aileen
Pala (che ritroveremo spesso nel corso dell’opera), contributi essenziali che
caratterizzano questa traccia a base di folk ed heavy. Stessa matrice anche per
la title track, altro ragguardevole esempio della tavolozza espressiva in
possesso del sestetto, mentre la brava Lisy Stefanoni (Shadygrove, Evenoire)
caratterizza con la sua ugola Princess
Aries. A metà album troviamo Ludwig,
raffinata ed elegante, soprattutto nell’intreccio tra le voci e per un uso del
flauto piuttosto efficace, prima dell’epicheggiante At the mountains of madness e della più aggressiva The gathering. Inferno accentua il lato dark della proposta (dove ritroviamo Francesca
Chi), Ophelia (con la Stefanoni) è
invece maggiormente carica di malinconia, con la conclusiva The lake a suggellare un lavoro dove
troviamo Federico Maffei dei Folkstone alle tastiere in buona parte dei pezzi
(si è occupato anche degli arrangiamenti orchestrali), un’influenza non da
poco, come quelle dei Furor Gallico e degli Elvenking, band che echeggiano qua
e là tra le pieghe di un come back suggestivo e sicuramente affascinante.
(Luigi Cattaneo)
The legendary shepherds of the forest (Video)
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