Tornano dopo ben
quattro anni e qualche nuovo innesto i Sintonia Distorta, band di Lodi formata
da Simone Pesatori (voce anche del progetto Èmonis e dei Seventh Season),
Claudio Marchiori (chitarra), Gianpiero Manenti (tastiere), Marco Miceli
(flauto e sax), Fabio Tavazzi (basso) e Giovanni Zeffiro (batteria), a cui va
aggiunta l’esperienza di Fabio Zuffanti nelle vesti di produttore artistico.
L’inserimento magistrale dei fiati e un sound che rimarca imput hard ma guarda
con maggiore compiutezza al progressive italiano, ha portato i lombardi alla
creazione di un piccolo gioiellino, complice una cura per la scrittura davvero
notevole, che marchia a fuoco un come back con tutte le caratteristiche del
classico disco che può durare negli anni. I sei brani mostrano una fecondità di
idee non indifferente, complice probabilmente una maturità del tutto raggiunta
dopo anni di creazioni e ricerca di un suono proprio, con gli ospiti presenti
che innalzano ancora di più l’alto livello raggiunto. Impossibile quindi non
citare Roberto Tiranti e il suo duetto memorabile con Pesatori nell’iniziale Solo un sogno ( … dimmi che ti basta),
il grande Luca Colombo alla chitarra nell’ottima e commovente title track e
Paolo Viani, degli indimenticati Black Jester, alla chitarra nella notevole e
progressiva La rivincita di Orfeo.
Proprio i Black Jester e Loris Furlan della Lizard Records (etichetta della
band) che scrisse il testo, vengono omaggiati nella conclusiva Madre Luna, rivisitazione di Mother Moon (presente in Diary of a blind angel del 1993),
accompagnati da I Musici Cantori di Milano diretti da Mauro Penacca, non una
cover ma un tributo, che diviene sincero omaggio anche alla figura dell’appena
scomparso Alessio D’Este, vocalist storico dei trevigiani. (Luigi Cattaneo)
Solo un sogno ( ... dimmi che ti basta) (Video)
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