domenica 14 giugno 2020

VANIGGIO, Solo un sogno (2019)


Ricca la biografia di Vaniggio, alias Ivan Griggio, svizzero in pista dal 1993 con i Versivari, band crossover ticinese che ha aperto live per Ligabue, Marillion ed Elio e le Storie Tese. Ivan ha esperienze consolidate e variegate, collabora con Gionata, cantautore dal taglio bizzarro, ma anche con i Matamachete prima, folle ensemble industrial metal, e con George Merk poi, per un album dalle tinte indie pop. Nel 2019 Griggio fa il grande passo, ossia un disco scritto interamente da lui, dove lo svizzero suona il basso e canta, accompagnato da Roberto Panzeri alla batteria, Cristiano Arcioni all’Hammond e al piano, Diego Belluschi alla chitarra elettrica e Roberto Invernizzi alla chitarra acustica. Viste le premesse e il background vario di Ivan, che album è Solo un sogno? È un lavoro intimo, anche se rock nel suono, dove l’autore sembra essersi concesso, racconta storie di vita quotidiane, amarezze e suggestioni, con testi che preferiscono essere diretti, evitando troppi giri di parole. La formula funziona, seppure è piuttosto consolidata, imbevuta di tirate ora più hard, ora vicine al pop rock, con una grande attenzione per la forma canzone, elemento che Vaniggio maneggia senza grosse difficoltà. A volte basta è l’inizio che racchiude un po’ tutte le caratteristiche del lavoro, con un chorus potente e tirato che echeggia come un macigno, sostenuto da ritmiche crossover e un bel riff di Belluschi. Amoreuncazzo ricorda Vasco Rossi, per un pezzo gradevole e che si lascia ascoltare, prima di Ogni vestito, grintosa ed energica, e Dai un nome alle cose, con l’Hammond del bravo Arcioni che diviene ancora più protagonista. La title track continua a muoversi in direzione di un rock radiofonico ben suonato e arrangiato, Mai come sembra esplode con impeto nel massiccio chorus, mentre Una carezza non vuol dire amore alleggerisce i toni ma non convince del tutto. Il finale ci consegna dapprima l’ironica Favole e soprattutto Stessi sbagli, robusta conclusione di un esordio che, pur non inventando nulla di nuovo, riserva buone trame e diversi pezzi di spessore. Ovviamente chi cerca strutture complesse e articolate, messaggi nascosti o testi poetici non li troverà di certo qui, Vaniggio punta molto sull’impatto e su un songwriting diretto e senza tanti fronzoli, seppure i musicisti chiamati in causa sono tutti di buonissimo livello, e hanno saputo creare un disco, che seppure con qualche calo, risulta piacevole nella sua interezza. (Luigi Cattaneo)

Stessi sbagli (Video)



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