Il
primo ritratto è l’esordio dei Libet, duo di Torino
composto da Marco Natale (chitarra, basso, pads) e Alan Spanu (voce, synth e
pianoforte), che arrivano a questo breve debutto (25 minuti circa) con le idee
piuttosto chiare e forti di un songwriting che mette insieme cantautorato,
elettronica, piccole dosi di ambient mescolate a vagiti industrial. Una
sperimentazione che si presenta da subito con la delicata Lei, crossover tra canzone d’autore ed elettronica, un inizio tenue
davvero gradevole. Stasi è invece più
ritmata, con la voce di Spanu che rimane sottotraccia, un sussurro lieve di
grande effetto, prima dell’onirica La mia
posa e dell’interessante Sospetto,
dove un certo colto rumorismo accompagna i versi di Spanu. In Dashi l’elettronica diviene elemento
centrale e sfuma in L’indirizzo sbagliato,
altro episodio dove i Libet mettono insieme cantautorato e IDM. La breve
strumentale Dall’indaco ci conduce
alla conclusiva Anastasia, valido
finale di un lavoro dove il duo è riuscito a mettere insieme beat e
campionamenti, folk ed elettronica, con una certa freschezza e fluidità. In
attesa di qualcosa di maggiormente corposo, l’opera prima dei Libet non può che
suscitare interesse e curiosità. (Luigi Cattaneo)
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