Abbiamo conosciuto le
capacità di Luca Sellitto con gli Stamina, band power prog attiva dal 2007 di
cui il chitarrista è leader e compositore e con cui ha registrato 4 album in
studio e l’ottimo Live in the City of
Power (recensito da queste pagine ai tempi dell’uscita). Per questo lavoro
in solitaria Luca sceglie la via del tributo, dell’omaggio alla sua passione
per il neoclassico, creando un piccolo gioiellino che potrà senz’altro fare la
felicità di quanti sono cresciuti con la musica di Yngwie Malmsteen, Royal Hunt
e Stratovarius. Nasce così The voice
within, disco in cui Sellitto (che per l’occasione si è occupato anche
delle parti di tastiera) viene coadiuvato da una sezione ritmica mastodontica,
formata da Patrick Johansson alla batteria (ex Malmsteen; Impellitteri; Vinnie
Moore) e Svante Henryson al basso e al violoncello (ex Malmsteen; Joey Tempest)
e da una serie di cantanti di prim’ordine. La scoppiettante partenza di Second to none con Rob Lundgren (The
Mentalist) ci riporta alla fine degli anni ’90, quando il power metal esplose
sfornando dischi di altissimo livello, doppiata da un altrettanto valida Land of the vikings, cantata dal grande
Goran Edman (ex Malmsteen; John Norum). Ètude
è il primo strumentale dell’album, in cui Luca dà sfoggio di tutta la sua
tecnica, What if? si gioca la carta
Henrik Brockman alla voce (ex Royal Hunt; Evil Masquerade), per un pezzo più
ragionato e meno aggressivo, mentre Shadows
of love vede di nuovo Lundgren impegnato dietro il microfono, per dare vita
all’ennesimo episodio molto convincente. Buonissima la strumentale The Champion’s code, Lundgren si
ripropone nella vibrante Into the light,
prima della conclusiva Tearful goodbye,
malinconico strumentale che chiude un esordio ispirato, in cui Sellitto ha
puntato molto su un songwriting attento e curato, senza strafare sul lato
prettamente tecnico, elemento presente ma che finisce per non essere
preponderante, scelta di gusto e decisamente azzeccata. (Luigi Cattaneo)
Land of the Vikings (Video)
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