martedì 23 giugno 2020

SALMAGÜNDI, Rose Marries Braen - A Soup Opera (2019)


Torna la follia in musica, tornano i Salmagündi, quartetto formato da Franco Serrini (voce e synth), Enzo P. Zeder (basso e synth già conosciuto per i progetti Kotiomkin ed Egon Swharz), Francesco Pacifici (basso) e Mattia Maiorani (batteria), di cui già avevo decantato le lodi per l’esordio Life of brain. La schizofrenia del debutto non si è attenuata, e le nevrotiche pulsioni crossover forgiano un ritorno in cui pezzi come I ate you! o The big bother mostrano come si possa scrivere in modo originale senza scadere nell’incomunicabilità, tra sfuriate ritmiche, rallentamenti psichedelici, cadenzate invocazioni, tempi dispari e una serie micidiali di idee che potrebbero firmare almeno il doppio dei pezzi. Cheese fake è un altro tributo alla libertà di pensiero, una struttura lontana da forme mentis omologate che diviene straniante fascino emotivo. Cockayne si muove sinuosa e free tra recitativi, linee di basso ipnotiche e synth impazziti, per terminare in un caos noise e schizzato. Quando fare progressive significa fregarsene e seguire l’istinto, unire generi legandoli tra loro, cosa che accade anche nelle ottime Mrs Braen aka Tanta Voglia Delay e Mumbo Jumbo, in cui Serrini in alcuni momenti ricorda la varietà stilistica di Mike Patton e Serj Tankian. D’altronde il mondo di Patton, unito a quello policromo di Les Claypool e alle visioni geniali di Zappa, sembrano tra gli imput del progetto ma il tutto è riletto e aggiornato con una personalità che diviene puro e candido menefreghismo. Chiude lo stralunato viaggio Rose marries B (W-Omen), una sorta di lungo outro strumentale che si discosta da quanto ascoltato sinora, finale sospeso e dai contorni indefiniti, come sono quelli di una band assolutamente fuori da ogni schema e forse anche da ogni logica. (Luigi Cattaneo)

Mumbo Jumbo (Video)



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