L’idea dietro a Egosfera nasce nella testa di Nicola
Denti, chitarrista fondatore dell’Accademia Musicale di Parma e membro della
band Custodie Cautelari, più di dieci anni fa, un concept rigorosamente
strumentale prodotto da John Cuniberti e promosso dall’ufficio stampa Sfera
Cubica. L’immaginifica e suggestiva musica prodotta da Denti si riallaccia a
maestri delle sei corde come Steve Vai, Joe Satriani e John Petrucci, nonché a
gruppi come Liquid Tension Experiment e The Aristocrats, quindi la chitarra al
centro della scena, con frangenti hard e intarsi prog rock ad alternarsi lungo
poco più di 50 minuti davvero ispirati e curati da ogni punto di vista. Il
lungo viaggio di Ekow verso Egosfera inizia con Day one e Distorted reality,
in cui la formazione triangolare vede Federico Paulovich dei Destrage alla
batteria dare peso e forza alle trame, oltre il basso di Anna Portalupi degli
Hardline nella prima e quello di Fausto Tinello dei Wyvern nella seguente. In The project al basso c’è invece l’ottimo
Lucio Piccoli, con la composizione che vede l’apporto interessante di Sbibu
(Billy Cobham, Tony Oxley, Luca Donini) alla WaveDrum Oriental, un
sintetizzatore di percussioni che dona un tocco curioso al tutto. Denti, oltre
ad avere scelto collaboratori eccellenti, mostra di saper anche scrivere, e la
prima parte si chiude con la doppietta formata dalla sentita When all seems lost, in cui un peso
specifico acquisiscono le tastiere di Salvatore Bazzarelli (Custodie Cautelari)
e il basso di Emiliano Bozzi (I Mercanti di Liquore), e Escape from Madness, che torna a parlare un linguaggio più heavy,
con l’onnipresente Paulovich in grande forma. La seconda parte si apre con la
singolare By the river, tutta giocata
sulla chitarra di Denti e il lieve synth percussivo di Sbibu, prima di All good things, al cui pathos
contribuisce il basso di Pier Bernardi (avevamo parlato del suo ultimo disco
solista proprio da queste pagine), e Awakening,
in cui troviamo il grandissimo Bryan Beller, bassista di The Aristocrats,
Satriani, Vai e Steven Wilson, per quello che è uno dei pezzi più metal
dell’intero lavoro. Ci avviciniamo al finale del viaggio con la solida Brain Charmer e i brillanti fraseggi della
conclusiva The long journey, che
confermano la bontà della proposta e la ricchezza compositiva di Denti. (Luigi
Cattaneo)
Distorted reality (Official Video)
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