sabato 11 luglio 2020

LE ORME, La via della seta (2011)


Era il 2009 quando Aldo Tagliapietra, iconico vocalist di Le Orme, lasciò definitivamente la band per abbracciare una carriera solista che negli anni seguenti lo vedrà protagonista di album assolutamente di qualità. Il buon Michi Dei Rossi, batterista dalla ferrea ostinazione, non ha mai smesso per un attimo di portare avanti lo storico marchio, e con forza e coraggio assoldò per La via della seta Jimmy Spitaleri, dotato vocalist già attivo negli anni ’70 nei Metamorfosi, e Fabio Trentini al basso. Immancabile Michele Bon, bravissimo tastierista ormai punto di riferimento da decenni dei mestrini. In questo quadro ricco di novità e modifiche Le Orme pubblicarono, a discapito di chi screditò questa nuova incarnazione, un disco solido, ispirato, ammaliante. La Via della Seta è un concept dedicato all’esploratore veneziano Marco Polo, che con i suoi viaggi si spinse fino in Cina e il sound è quello che si trova nella trilogia iniziata nel 1996 (Il fiume, Elementi, L’infinito), che ebbe il merito di riportare alla luce la storica band. Quindi Dei Rossi e Bon scelgono di non apportare modifiche al tessuto sonoro e questo alla luce dei fatti risultò essere un bene. Perché stravolgere il suono di un recente passato più che buono? Inutile citare un momento in particolare, in quanto tutti i brani (alcuni molto brevi) si legano tra loro a formare un’unica suite di circa 40 minuti. L’impostazione è quella della citata trilogia: epicità, forte lirismo, alternanza di momenti sognanti ad altri articolati e roboanti.  Ne parlai a quel tempo con Dei Rossi. Qui di seguito l’intervista integrale apparsa in origine sul portale, ormai chiuso, www.unprogged.com

Le Orme Official Fan Club | “LA VIA DELLA SETA”

1) La Via della Seta è figlio dell’ultimo periodo, quello successivo all’uscita di Aldo Tagliapietra o la fase di scrittura era già iniziata prima della defezione?

La via della seta nasce dopo l’abbandono di Tagliapietra che ci ha lasciati increduli.

2) Il suono è quello degli ultimi album, la cosiddetta trilogia che vi ha notevolmente rilanciato. Questa è stata una scelta precisa per non snaturare il sound della band o il processo compositivo si è svolto in maniera del tutto naturale e senza fare grossi calcoli?

In maniera del tutto naturale: come si faceva negli anni settanta e come abbiamo sempre fatto, ci si riunisce, ognuno porta il suo materiale, si fondono le idee, si provano, si arrangiano e come per magia i brani prendono forma.
Ci sono voluti circa quatto mesi di lavoro tra pre produzione, registrazione e missaggi. L’album è stato registrato al Warm music studio di Treviso, Michele Bon ha curato i missaggi e il mastering e Riccardo Checchin la registrazione e l’editing.

3) Immagino che Michele Bon abbia avuto un ruolo importante nella realizzazione dell’opera, ma in studio come avete diviso il lavoro?

Sicuro!  Michele e il sottoscritto siamo gli autori di tutti i brani con due assieme a Trentini e uno con Gava. Per quanto riguarda Michele, ripeto, ha curato i missaggi e l’editing mentre il sottoscritto si è occupato della produzione artistica e dalla supervisione.
I testi sono di Maurizio Monti, abbiamo pensato a Maurizio prima di tutto perché é un grande autore e in seconda battuta perché conosceva bene la voce di Jimmy avendo scritto per lui i testi dell’album Uomo irregolare. I suoi versi evocativi hanno dato un ulteriore tocco di magia a La via della seta.

4) Come nasce l’idea di questo concept su Marco Polo e come si è sviluppato?

All'inizio c'era Marco Polo, una figura che mi ha sempre affascinato. In seguito, parlando anche con gli altri componenti della band, ho pensato fosse giusto allargare gli orizzonti della nostra storia. Così, collaborando con il critico musicale Guido Bellachioma, che ha curato la parte letteraria, la nostra Via della Seta ha preso forma. Da Marco Polo, quindi la repubblica e Venezia, a Xi’an e Roma, due imperi con la I maiuscola, passando per tutti i mondi possibili di ieri e di oggi. L'incontro dei popoli.

5) A mio modo di vedere La Via della Seta rappresenta una risposta a chi pensava che l’uscita di Tagliapietra avrebbe portato allo scioglimento del gruppo. Senti questo lavoro come una rivalsa personale?

Assolutamente no. Credo che Le Orme siano patrimonio artistico italiano e non solo, al di là delle formazioni che si sono alternate e che si alterneranno: con questa ottica è stato pensato il progetto di La via della seta.

6) Mi ha colpito la freschezza dell’album, dove si trova la voglia di portare avanti un percorso lungo ormai più di 40 anni?

Si potrebbe rispondere in molti modi, ognuno giusto perché comporrebbe le diverse anime di Le Orme. Servono la voglia e la capacità di rinnovarsi, calandosi nel tempo che si vive senza perdere la propria identità, culturale, artistica ed umana. In questo modo si preserva lo spirito del gruppo al di fuori dei componenti del momento. Ovviamente le capacità compositive non sono un optional, puoi impegnarti sino allo stremo delle forze ma se i brani che scrivi non sono espressione di vera creatività l'alchimia della formula non funziona. L'arrangiamento e il lavoro in studio sono importanti ma è fondamentale la qualità di base delle composizioni. Il segreto vero della nostra longevità deriva dall'affetto che riceviamo dai nostri fans e dalla critica.

7) Hai mai pensato che la realizzazione di questo disco potesse essere un rischio o la volontà di proseguire era più forte di tutto?

Conoscevo alla perfezione le doti della band, Michele e il sottoscritto hanno una trilogia alle spalle e il mio istinto mi diceva di andare avanti.

8) Inutile negare che negli ultimi mesi l’attenzione si è molto focalizzata sull’arrivo in formazione di Spitaleri, cantante dotato ma diverso da Tagliapietra. Io ho visto questa novità come la volontà di iniziare davvero un nuovo percorso. Si tratta di un impressione sbagliata?

Hai centrato il bersaglio.
L’idea era quella di formare una band che avesse la possibilità di eseguire tutto il repertorio del vecchio corso e che fosse in linea con la musica del nuovo corso, così abbiamo pensato di aggiungere il pianista Federico Gava e il chitarrista William Dotto, (la formazione rimasta dopo l’abbandono di Tagliapietra era: Dei Rossi, Bon e Trentini) mentre per il cantante si è pensato da subito a Jimmy Spitaleri, già con la storica band prog romana Metamorfosi, cantante dotato di una voce rock lirica e dinamica, all’opposto di Tagliapietra, per dare una svolta definitiva alla band.

9) Spitaleri ha dato il suo contributo nella scrittura del concept?

Jimmy è arrivato a lavoro già fatto, si è impegnato moltissimo a sviscerare le melodie delle canzoni e soprattutto è riuscito a interpretare i brani nella maniera magico-evocativa che i bellissimi versi di Maurizio Monti descrivono.

10) C’è un motivo particolare che ti ha portato alla sua scelta?

Come ho già detto, cercavamo una voce che avesse liricità, dinamicità e che fosse rocciosa per quei brani più duri del vecchio repertorio come Cemento armato, Sguardo verso il cielo o Vedi Amsterdam, e che fosse in linea con il nuovo corso. Jimmy ha tutto questo, sa essere durissimo e subito dopo dolcissimo, sa dosare le dinamiche come si fa nel melodramma.

11) Come è stata accolta dai fan questa nuova line up?

Inizialmente i fan erano preoccupati della sostituzione della voce, non tutti comunque, ma dopo averci sentito nel tour dell’anno scorso e soprattutto in questo appena finito con il nuovo album hanno cambiato idea. La band si propone con un repertorio progressive che raramente (dicono) si sente in giro al giorno d’oggi e comunque i fans integralisti ci sono e ci saranno sempre. Ne perderemo qualcuno ma ne stiamo acquistando molti.

12) Ci sono state delle difficoltà da parte di Spitaleri nell’affrontare i brani storici della band?

Direi di no, Jimmy è Jimmy, con il suo inconfondibile stile ha saputo affrontare molto bene il vecchio repertorio dando un tocco di magia al nuovo.

13) Che riscontri ha avuto La Via della Seta?
Molto positivi, l’album piace al pubblico e alla critica, quando questo accade è un miracolo e dulcis in fundo il disco è entrato in classifica, vendendo 5000 copie nella prima settimana.


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