Non siamo soliti
trattare da queste pagine artisti della scena rap italiana, non di certo per
snobismo verso un genere che trova le sue radici addirittura negli anni ’70 di
Africa Bambaataa e Grandmaster Flash, sperimentatori di una cultura che si
sarebbe radicalizzata negli anni e avrebbe trovato modo di mescolarsi anche con
il rock e il metal. Il disco qui presente, Mistery
in the Making, Vol. 2, distribuito dalla Peyote Press, è il nuovo ep di
Amusin’ Projects, un laboratorio di idee a cui fa capo Arsen Palestini dei
Menti Criminali, gruppo fondato nel 1990 ad Ascoli Piceno. Devo dire che
personalmente, oltre ad aver trovato delle differenze tra questo nuovo progetto
e la band madre, ho percepito la voglia di sporcare l’hip hop di partenza con
il trip hop, l’elettronica e persino il jazz, elementi che hanno reso l’ascolto
piacevole e curioso, anche alle orecchie di chi, come me, è meno avvezzo a
certe sonorità. Probabilmente anche la scelta di far creare la musica ai
diversi produttori impegnati nel lavoro (uno differente per ogni brano), ha
contribuito a creare situazioni diverse all’interno del plot narrativo di
Arsen, già dall’iniziale Lovedown,
che gioca con le note jazzate di un pianoforte. First Term Test è un breve passaggio atmosferico che forse poteva
essere maggiormente strutturato, così come Hip
Hop in the Record Shop, che invece punta su un beat di maggiore impatto.
Più interessante la notturna Phantomwise,
il cui testo è ispirato ad una poesia del reverendo Lewis Carroll, A boat beneath
a sunny sky. Chiude l’ep Bring back
the meaning in rap, che guarda con orgoglio alle origini impegnate del
genere, chiaro riferimento a come le nuove leve, soprattutto quelle legate alla
trap, siano attente soprattutto all’aspetto commerciale della proposta. Chi
conosce il percorso di Palestini non avrà difficoltà ad apprezzare Mistery in the Making, Vol. 2, in attesa
di un lavoro più corposo che sono certo i fan di vecchia data attendono con
trepidazione. (Luigi Cattaneo)
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