Debutto per i torinesi
Moonlogue, che esordiscono con questo elegante Sail Under Nadir, disco a base di post rock strumentale,
elettronica e un pizzico di progressive rock, sulla scia di quanto fatto da
band come Calibro 35, Mogwai e Mokadelic. Il delicato concept si sviluppa lungo
undici tracce che paiano vadano a formare un’unica coraggiosa suite, tra note
dolenti e immagini suggerite con perizia, verso quei sentieri ignoti che
circondano l’astronauta Esteban, protagonista del plot narrativo.
L’autoproduzione non è qui un limite, e il quartetto riesce a creare un
racconto che diviene susseguirsi di ambienti, dove trovano casa anche melodie
pop ariose, potenti sezioni al limite dell’hard e passaggi dal sapore dark,
melting pot di un mondo interiore che i piemontesi hanno saputo musicare con
estremo fascino. Il trip si sviluppa quindi consapevole tra i fraseggi oscuri
ed epici di Graphite e Grains, per poi trasportarci nell’enfasi
drammatica di Borderland e Moonflares, in cui il mood psichedelico
della proposta trova forma e coesione. La stratificata trama di Nuage, la greve Treeless e la malinconia di Rainyard
sono altri aspetti di una proposta interessante e che non sfigura
all’interno del folto panorama post nazionale. (Luigi Cattaneo)
Nuage (Video)
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