Terzo album per i
Petralana, quartetto formato da Tommaso Massimo (voce e chitarra acustica),
Marco Gallenga (violino), Guido Melis (basso) e Richard Cocciarelli (batteria),
che con Fernet mettono in musica un
concept ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, la storia di Pietro, un
contadino delle Langhe e la sua fuga durante il conflitto. È il viaggio in una
ruralità dove il Fernet era l’unico sollievo, all’interno di giornate fatte di
lavoro ma anche di rapporti umani, la cui narrazione ha contorni che guardano
al mondo di Fabrizio De Andrè e al cantautorato folk italiano, quello più
raffinato ed elegante, complici anche la presenza di Piero Spitilli al
contrabbasso e Taddeo Harbutt alla chitarra acustica e al dobro, duo presente
in buona parte del disco. La grazia compositiva dei toscani trova forza
nell’incipit narrativo della title track, nelle note di speranza di Soldati, arricchita dall’euphonium di
Orlando Cialli, che ritroviamo alla tromba nella commovente Verso la sementeria. Il delicato
pianoforte di Simone Graziano fa da cornice all’emozione di Il faro, brano con una punta di
elettricità, dettata dalla chitarra di Elia Rinaldi. Ottimo l’interplay tra il
clarinetto di Simone Morgantini e il pianoforte di Giordano Lovascio nella
toccante Mira, che poi ritroviamo in Ho sognato di essere cavallo, altro
momento decisamente riuscito. Elemento folk per eccellenza, la fisarmonica di
Antonio Saulo fa la sua comparsa nella ritmata Transatlantica, mentre Sguardo
di tuono si carica di angoscia, anche grazie alla chitarra elettrica di
Giulio Vannuzzi. Complimenti ai Petralana, che sono riusciti a tradurre l’album
sul palco insieme all’attore Pietro Traldi, unendo così musica, teatro e
letteratura. (Luigi Cattaneo)
La strada ferrata (Video)
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