Arrivano da Roma i
Bedsore, quartetto formato da Jacopo Gianmaria Pepe (chitarra, voce e synth),
Stefano Allegretti (chitarra, voce, organo e synth), Giulio Rimoli (basso) e
Davide Itri (batteria), forti di un contratto con la 20 Buck Spin, etichetta di
Pittsburgh che vanta nel suo rooster band come Vastum e Tomb Mold, realtà del
panorama death metal mondiale. La proposta dei romani, pur nel suo estremismo,
guarda maggiormente a Carcass, Death, Sadist, Aenimus e Cattle Decapitation,
seppure le influenze dei Bedsore sono molteplici e rendono il lavoro
decisamente interessante e curioso. Hypnagogic
Hallucinations è il debutto a base di death metal, oscura psichedelia e
progressive, un esordio pieno di inventiva, di idee che si susseguono, lungo 40
minuti dove ragione e furia si incontrano, dove i virtuosismi si calano
all’interno di una scrittura rigorosa. The
gate, disclosure è l’iniziale introduzione di un viaggio cupo, tenebroso,
da subito progressivo nelle intenzioni, elemento che deflaga nell’assalto brutale
di The gate, closure, con la voce di
Pepe che si inserisce perfettamente nelle sofisticate trame espresse. La coda
ambient rimanda ai Seventh Genocide (ora Svnth) di Allegretti e ci conduce a Deathgazer, episodio tra i più death
metal del disco. A metà album i Bedsore piazzano la progressiva At the mountain of madness, nove minuti
profondi, intensi, tra passaggi strumentali, sfuriate epiche, sontuoso death e
una disperazione che diviene palpabile con l’avanzare del pezzo. Cauliflower growth vede la partecipazione
di Giorgio Trombino (Assumption,
Haemophagus) alla voce e ai synth, e il suono assume sfumature al limite
del grind, violenza stemperata da un’attenta cura per il dettaglio, che qui si
traduce in parabole dal taglio heavy e dalla sezione finale sfumata di contorni
psichedelici. Death e doom si fondono in Disembowelment
of the souls, con i rallentamenti tipici del genere che mostrano un altro
aspetto dei capitolini, che fanno del tenere aperte più porte il proprio punto
di forza. La chiusura di Brains on the
tarmac è sintesi del progetto, sospesa tra le varie anime di una proposta
altamente qualitativa, che segna un altro tassello di spessore nel panorama
estremo italico. (Luigi Cattaneo)
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