Già piacevolmente
colpito dall’esordio Il cielo rosso è
nostro del 2016, 100000 km di vene,
uscito l’anno seguente, ripercorreva la stessa strada contrappuntata di new
wave, alternative rock e post punk, confermando le tante qualità della band,
divenuta nel frattempo un quartetto (Marcello Meridda alla batteria, Marco
Falchi alla voce e alla chitarra, Francesco Pintore al basso e Davide Falchi
alla chitarra). La via maestra la traccia I’m
alive, tra grunge e new wave, oscura e malinconica è invece Invisibile, prima della maestosa carica
di Notti senza luna. L’idea di
trovarci dinnanzi ad un disco davvero importante viene consolidata dalla
seguente Superficie e dalla furia di Per non morire mai, che ricorda alcuni
momenti della discografia targata Il Teatro degli Orrori. La lieve Terraferma
e Oscurità sono invece in odore di
Marlene Kuntz, mentre I hold you in my
arms mostra come i sardi si muovano con disinvoltura anche quando si allontanano
dalla lingua madre. La chiusura è affidata a una versione acustica di I’m alive, buona conclusione di un
lavoro che mette di nuovo in risalto il talento del gruppo, che meriterebbe molto
di più, in quanto trovo la proposta sì aggressiva e potente ma anche
estremamente suggestiva e comunicativa, adattissima anche ad una platea più ampia
di quella che riconosce le qualità insite in questa band davvero molto
interessante. (Luigi Cattaneo)
Per non morire mai (Video)
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