giovedì 1 ottobre 2020

I SALICI, The eyes of the unconscious riot (2020)

 

Nati nel 2005 con l’esigenza di raccontare sensazioni ispirate alle acque del fiume Isonzo (zona dove sono cresciuti i componenti della band), I Salici continuano ad esplorare il folk, imbevendolo di strutture psichedeliche e strumenti antichi. Marco Stafuzza (viella e mandola), Devid Strussiat (voce, chitarra, e-bow, sax e flauto), Stefano Razza (batteria), Simone Paulin (tromba, corno e djambè), Stefano Rusin (basso e contrabbasso) e Marco Fumis (chitarra e percussioni) hanno una visione del tutto personale della materia, un modo di intendere che avevamo già avuto modo di analizzare da queste pagine con Nowhere better then this place, Somewhere better than this (2010), vicino al folk inglese psichedelico dei ’70, e Sowing light (2015), dove le trame si facevano più asciutte mantenendo un alone di fascino intenso e onirico. Dopo ben cinque anni è ora la volta di The eyes of the unconscious riot, distribuito ancora da Lizard Records, conferma di un percorso maturo, caratterizzato dal forte legame con gli elementi della natura, fonte di ispirazione costante per i friulani. L’inizio dark folk di Lost in one, con ritmiche corpose e penetranti, è la malinconica partenza di un disco che si sviluppa nelle brillanti intuizioni strumentali di Orange e nell’evocativa Elapsed steam. Awakened needs descrive con innata grazia il viaggio dell’acqua, mentre il bosco, con i suoi segreti e la sua magia, diviene la linea guida di On the wood, brano strumentale che profuma di soundtrack. Nos pifan riesce a suonare tradizionale ma calata nel contesto attuale, dote che I Salici coltivano da tempo e che ritroviamo anche nella successiva Seed of the noun, che mostra un songwriting ricco e intimo, prima della vibrante Arguments for the wind e della conclusiva And the animals are watching us, delicato epitaffio dell’ennesimo prezioso episodio di una discografia tutta da scoprire. (Luigi Cattaneo)

Awakened needs (Video)



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